L'allenatore del Bari, Fabio Grosso
Non sono bastati 88 minuti per rimediare all'immediato vantaggio dei marchigiani. Nella gestione della gara, il maestro Cosmi si è mostrato più bravo dell'allievo Grosso, suo calciatore ai tempi del Perugia
di ENZO TAMBORRA
Il Bari perde il treno per la promozione diretta in A. A prescindere dai risultati delle squadre che lo precedono in classifica, la sconfitta di Ascoli, sul campo della penultima, è particolarmente grave. La facile vittoria sul Brescia e i sette risultati utili consecutivi, avevano creato illusioni, svanite dopo una prestazione assai modesta per atteggiamento e per qualità del gioco.
Non sono bastati ottantotto minuti per rimediare all'immediato vantaggio dell'Ascoli. Nella gestione della gara, il maestro Cosmi si è mostrato più bravo dell'allievo Grosso, suo calciatore ai tempi del Perugia. Il tecnico del Bari ha confermato quasi in blocco la squadra facilmente vittoriosa sul Brescia. Le uniche eccezioni sono il cambio obbligato di Petriccione per l'infortunato Basha, mentre è una scelta tecnica il ritorno di Tello al posto di Iocolano.
Ma l'Ascoli ci mette appena due minuti a spiegare ai biancorossi che al Del Duca tira aria diversa rispetto a quella dell'altra sera al San Nicola. Il messaggio chiaro e forte parte dal piede di Buzzegoli che, sugli sviluppi di un schema da calcio d'angolo, fa partire un gran tiro dalla distanza che trafigge l'immobile Micai. Una doccia gelata per il Bari e per i seicento sostenitori che lo hanno accompagnato nella Marche. Ma quel che è peggio è che la reazione dei biancorossi è assai blanda: lenta la circolazione della palla, una pacchia per un Ascoli che passato in vantaggio, non ha perso tempo a rintanarsi nella propria metà campo.
Ma sulle ripartenze, la squadra di Cosmi è sempre pericolosa e in un paio di circostanze sfiora il raddoppio con gli ex Lores Varela e Monachello, che non approfitta di un grossolano errore di Empereur. Solo nell'ultimo quarto d'ora, il Bari si fa vivo dalla parti di Agazzi. A dare la sveglia, come altre volte, è lo scozzese Henderson, che sfiora il bersaglio grosso. Poi è il portiere dell'Ascoli ad opporsi con un'uscita tempestiva a Improta lanciato a rete. Qualche fallo di troppo, lascia presagire una ripresa ad alta tensione. Dopo l'intervallo, Grosso non cambia nulla, ma in panchina scalpitano Galano e Iocolano.
Il copione della gara non cambia, con quelli dell'Ascoli spesso tutti dietro la linea della palla e il Bari un po' a corto di idee. Nonostante l'atteggiamento particolarmente difensivo, l'Ascoli quando recupera palla dà l'idea di potere essere insidioso, complice la lentezza della retroguardia barese. Il Bari fa girare palla e non punge. E dopo dieci minuti Grosso decide di puntare sulla voglia di riscatto di Galano, che prende il posto di Henderson, per un Bari in campo con quattro giocatori di chiara vocazione offensiva.
C'è anche spazio per Iocolano che sostituisce un Nenè molto al di sotto del rendimento della gara contro il Brescia. Con gli spazi tutti chiusi, Petriccione ci prova dalla distanza e per poco non sorprende Agazzi. Più pericoloso l'Ascoli, con un cross di D'Urso che passa pericolosamente davanti alla porta di Micai. Grosso si affida nel finale ai centimetri di Kozak, subentrato a Improta. Ma il problema è che agli attaccanti non arrivano palloni degni di nota.
Sarebbe servito Brienza per cambiare le carte in tavola e la sua assenza si rivela pesante. Nei quattro minuti di recupero, il Bari va all'arrembaggio, ma ormai è troppo tardi. Festa grande dell'Ascoli al triplice fischio dell'arbitro Ros, che si conferma una sorta di bestia nera per il Bari: con lui è la quinta sconfitta in nove gare, mai una vittoria. Lunedì di Pasquetta alle ore 15, ad Avellino, c'è da recuperare la gara rinviata per la scomparsa di Astori.
fonte bari.repubblica.it