"Fra qualche settimana vi svelerò i motivi per cui a Bari un allenatore non dura molto". Più o meno è stata questa la frase usata da Fabio Grosso durante la conferenza-stampa pre-partita Bari-Salernitana. Cosa intendeva pre-annunciare o sottendere con questa frase sibillina che, anziché sopire i malumori di una piazza stanca e delusa, ne accentua con la curiosità il malessere ?
A Grosso evidentemente non piace il rumoreggiare di una tifoseria, immagino secondo lui troppo esigente, mai contenta dell'andamento (lento) della loro squadra del cuore. Grosso preferirebbe lavorare in santa pace senza assilli di classifica e di prestazioni in una piazza importante come Bari (città, periferie e paesi limitrofi da 600 mila abitanti) ma con frequentatori di stadio da reddito di cittadinanza che si accontentino di ciò che passa loro il convento. E non di tifosi che salgono su pullman e macchine per seguire il Bari ovunque non per incoraggiare la squadra ma per ottenere vittorie prestigiose con gioco spettacolare. I fischi del dopo-partita non gli hanno fatto nè caldo nè freddo, a detta sua. A lui il punticino conquistato meritava un applauso da parte del pubblico in quanto -aggiunto al bottino accumulato- fa 54 e consente al Bari di mantenersi in una buona posizione di classifica in vista dei play-off, visto che anche le altre squadre camminano a passo di formica nonostante i grossi investimenti da costoro fatti a differenza del Bari che vive in continua catalessi economico-finanziaria a rischio persino di penalizzazione.
Che dire, ha ragione lui ? A me sembra voglia sottendere questo: "Cosa pretendono 'sti pezzenti e viziosi, non hanno gli occhi per piangere e pretendono la serie A !". Forse ho pensato troppo a male, ma forse non sono andato molto lontano. In effetti, la campagna di rafforzamento di gennaio aveva dimostrato quanto davvero fosse precaria la situazione economica societaria non in grado di mettere sul tavolo nemmeno uno spicciolo di euro per acquistare un giocatore 'sano'. Una rosa di acciaccati arrivati a Bari già rotti o a fine carriera. Non so che dire, oltre a ciò che ho già scritto. Forse ha ragione lui nel pensare che non siamo da serie A, ma le qualità di un allenatore emergono proprio nelle difficoltà, nel saper compiere miracoli con un bel gioco che attragga il pubblico delle grandi occasioni. A Bari abbiamo conosciuto e vissuto periodi in cui con una squadra primavera (Catuzzi, Regalia) si riempiva lo stadio per assistere ad un gioco spettacolare e nessuno pretendeva a tutti i costi la serie A. Era il bel gioco che attirava il pubblico e non la posizione di classifica. E Grosso il bel gioco non ha ancora dimostrato di saperlo realizzare come pure i cambi al momento giusto.
Comunque, caro Grosso, in bocca al lupo e buon proseguimento di lavoro.
A Grosso evidentemente non piace il rumoreggiare di una tifoseria, immagino secondo lui troppo esigente, mai contenta dell'andamento (lento) della loro squadra del cuore. Grosso preferirebbe lavorare in santa pace senza assilli di classifica e di prestazioni in una piazza importante come Bari (città, periferie e paesi limitrofi da 600 mila abitanti) ma con frequentatori di stadio da reddito di cittadinanza che si accontentino di ciò che passa loro il convento. E non di tifosi che salgono su pullman e macchine per seguire il Bari ovunque non per incoraggiare la squadra ma per ottenere vittorie prestigiose con gioco spettacolare. I fischi del dopo-partita non gli hanno fatto nè caldo nè freddo, a detta sua. A lui il punticino conquistato meritava un applauso da parte del pubblico in quanto -aggiunto al bottino accumulato- fa 54 e consente al Bari di mantenersi in una buona posizione di classifica in vista dei play-off, visto che anche le altre squadre camminano a passo di formica nonostante i grossi investimenti da costoro fatti a differenza del Bari che vive in continua catalessi economico-finanziaria a rischio persino di penalizzazione.
Che dire, ha ragione lui ? A me sembra voglia sottendere questo: "Cosa pretendono 'sti pezzenti e viziosi, non hanno gli occhi per piangere e pretendono la serie A !". Forse ho pensato troppo a male, ma forse non sono andato molto lontano. In effetti, la campagna di rafforzamento di gennaio aveva dimostrato quanto davvero fosse precaria la situazione economica societaria non in grado di mettere sul tavolo nemmeno uno spicciolo di euro per acquistare un giocatore 'sano'. Una rosa di acciaccati arrivati a Bari già rotti o a fine carriera. Non so che dire, oltre a ciò che ho già scritto. Forse ha ragione lui nel pensare che non siamo da serie A, ma le qualità di un allenatore emergono proprio nelle difficoltà, nel saper compiere miracoli con un bel gioco che attragga il pubblico delle grandi occasioni. A Bari abbiamo conosciuto e vissuto periodi in cui con una squadra primavera (Catuzzi, Regalia) si riempiva lo stadio per assistere ad un gioco spettacolare e nessuno pretendeva a tutti i costi la serie A. Era il bel gioco che attirava il pubblico e non la posizione di classifica. E Grosso il bel gioco non ha ancora dimostrato di saperlo realizzare come pure i cambi al momento giusto.
Comunque, caro Grosso, in bocca al lupo e buon proseguimento di lavoro.