Ferrari, Awua, Kupisz: quando gli stranieri non rendono. Nella storia recente, quante delusioni...
La molto probabile cessione, dopo soli 6 mesi in biancorosso, di Franco Ferrari e di Theophilus Awua al Livorno, unitamente al trasferimento al Trapani di Kupisz, ripropone un tema ricorrente nella storia dei galletti: quello degli stranieri che, approdati in riva all’Adriatico, non rendono secondo le aspettative, magari riuscendo a riscattarsi poi altrove.
Non solo, dunque, grandi protagonisti come furono Masinga, Guerrero o lo svedese Ingesson.
L’esempio per antonomasia è quello del bomber australiano Frank Farina, giunto in Italia all’inizio della sciagurata stagione di serie A 1991-’92, con un investimento di 3 miliardi di lire, e ceduto a gennaio al Notts County, dopo appena 8 presenze. In seguito, ha anche allenato la nazionale della terra dei canguri.
Stesso numero di apparizioni sul terreno di gioco collezionate a Bari, tra campionato e Coppa, dal centrocampista belga Tony Sergeant, rispedito in patria nel mercato di riparazione del 2008.
Altro nome celebre è quello del portoghese Abel Xavier, anche lui otto gettoni in biancorosso, del quale si ricorda la prestazione non certo brillante offerta all’esordio di Fascetti sulla panchina barese, nel campionato 1995-’96, in un pomeriggio sportivamente tragico, con la sconfitta per 7-1 sul campo della Cremonese. Poco conta che, nel prosieguo della sua esperienza calcistica, il lusitano abbia vestito anche la gloriosa maglia del Liverpool.
Nel 1997-’98 fu il turno dell’attaccante svedese Marcus Allback, 16 partite e nessun gol per lui, poi autore di una dignitosa carriera che lo ha visto vincere 2 campionati nel Copenhagen e vestire la casacca dell’Aston Villla.
Come dimenticare gli uruguaiani Matias Alonso, che in 7 partite riuscì anche a sbagliare un rigore, e Gustavo Aprile, sole 5 fugaci prestazioni deludenti.
O il puntero cileno Pascual Renato De Gregorio, 11 presenze in 2 anni ed una sola segnatura, in Coppa Italia, al Torino. Peggio fece il greco Petropoulos, 5 gare e via, nel 2015-’16.
Che dire di Santiago Ladino, che sommò 16 match complessivi nel 2007-'08 prima di salutare, vincere un campionato argentino e venir condannato a 6 mesi di squalifica dalla FIGC per il nostrano calcio scommesse.
Compatriota di quel Nestor Lorenzo, passato dal capoluogo pugliese nel 1989-’90, che dopo 23 gare e 1 rete sul rettangolo verde nel campionato della nostra penisola, giocò, e perse, la finale mondiale del 1990, contro la Germania. Suo compagno di squadra, un certo Diego Armando Maradona.
di Giovanni Gaudenzi
fonte tuttobari.com
La molto probabile cessione, dopo soli 6 mesi in biancorosso, di Franco Ferrari e di Theophilus Awua al Livorno, unitamente al trasferimento al Trapani di Kupisz, ripropone un tema ricorrente nella storia dei galletti: quello degli stranieri che, approdati in riva all’Adriatico, non rendono secondo le aspettative, magari riuscendo a riscattarsi poi altrove.
Non solo, dunque, grandi protagonisti come furono Masinga, Guerrero o lo svedese Ingesson.
L’esempio per antonomasia è quello del bomber australiano Frank Farina, giunto in Italia all’inizio della sciagurata stagione di serie A 1991-’92, con un investimento di 3 miliardi di lire, e ceduto a gennaio al Notts County, dopo appena 8 presenze. In seguito, ha anche allenato la nazionale della terra dei canguri.
Stesso numero di apparizioni sul terreno di gioco collezionate a Bari, tra campionato e Coppa, dal centrocampista belga Tony Sergeant, rispedito in patria nel mercato di riparazione del 2008.
Altro nome celebre è quello del portoghese Abel Xavier, anche lui otto gettoni in biancorosso, del quale si ricorda la prestazione non certo brillante offerta all’esordio di Fascetti sulla panchina barese, nel campionato 1995-’96, in un pomeriggio sportivamente tragico, con la sconfitta per 7-1 sul campo della Cremonese. Poco conta che, nel prosieguo della sua esperienza calcistica, il lusitano abbia vestito anche la gloriosa maglia del Liverpool.
Nel 1997-’98 fu il turno dell’attaccante svedese Marcus Allback, 16 partite e nessun gol per lui, poi autore di una dignitosa carriera che lo ha visto vincere 2 campionati nel Copenhagen e vestire la casacca dell’Aston Villla.
Come dimenticare gli uruguaiani Matias Alonso, che in 7 partite riuscì anche a sbagliare un rigore, e Gustavo Aprile, sole 5 fugaci prestazioni deludenti.
O il puntero cileno Pascual Renato De Gregorio, 11 presenze in 2 anni ed una sola segnatura, in Coppa Italia, al Torino. Peggio fece il greco Petropoulos, 5 gare e via, nel 2015-’16.
Che dire di Santiago Ladino, che sommò 16 match complessivi nel 2007-'08 prima di salutare, vincere un campionato argentino e venir condannato a 6 mesi di squalifica dalla FIGC per il nostrano calcio scommesse.
Compatriota di quel Nestor Lorenzo, passato dal capoluogo pugliese nel 1989-’90, che dopo 23 gare e 1 rete sul rettangolo verde nel campionato della nostra penisola, giocò, e perse, la finale mondiale del 1990, contro la Germania. Suo compagno di squadra, un certo Diego Armando Maradona.
di Giovanni Gaudenzi
fonte tuttobari.com