Bari e gli stranieri: Cowans e Rideout, i due grandi botti di Matarrese dopo il digiuno imposto dalla Corea
"A Bari nessuno è straniero, nemmeno Guerrero", è uno slogan cantato più volte nell'ambiente pallonaro biancorosso per rappresentare l'attitudine solidale ed accogliente del capoluogo pugliese. Ma nel mondo calcistico quella frase è stata disattesa per ben quattordici anni, a cavallo fra il 1962 ed il 1975, quando nessun calciatore nato fuori dai confini nazionali vestì la maglia del galletto.
Una scelta che derivò di alcune scelte effettuate al tempo dalla Federazione: dopo la disfatta mondiale del 1966, con l'Italia eliminata dalla modesta Corea del Nord, fu deciso infatti di limitare l'accesso in Serie A dei calciatori stranieri (che avevano dominato il palcoscenico calcistico nazionale negli anni precedenti), con la sola eccezione di quelli già presenti nelle varie rose.
Il blocco fu tolto solamente all'inizio degli anni Ottanta, quando gli sponsor iniziarono ad entrare nel mondo del calcio ed inserirono nuova liquidità poi utilizzata nel mercato. Ad interrompere un digiuno che a Bari durava dai tempi della cessione del brasiliano Cané furono Gordon Cowans e Paul Rideout, nomi altisonanti prelevati da Matarrese per dare ulteriore spessore alla rosa biancorossa.
Guardando indietro nella storia biancorossa sono pochi i calciatori che, giunti sulle sponde dell'Adriatico, possono vantare il palmares dei due calciatori. Il primo, infatti, aveva vinto fra le altre cose un campionato inglese e soprattutto una Coppa dei Campioni, mentre il secondo era riuscito a conquistare il titolo in Scozia, con la maglia dei Rangers.
Entrambi restarono per tre anni, principalmente in Serie B, con Rideout che, da attaccante, bucò la porta avversaria per 23 volte in quasi cento partite, mentre Cowans andò a segno in tre occasioni. Il loro acquisto, oltre ad essere segno di un cambiamento epocale che sarebbe servito per portare stranieri di fama mondiale in Italia, serve anche a ricordare l'importanza di una squadra come il Bari, rappresentata anche dal valore dei calciatori che nella storia ne hanno indossato la casacca.
di Raffaele Digirolamo
fonte tuttobari.com
"A Bari nessuno è straniero, nemmeno Guerrero", è uno slogan cantato più volte nell'ambiente pallonaro biancorosso per rappresentare l'attitudine solidale ed accogliente del capoluogo pugliese. Ma nel mondo calcistico quella frase è stata disattesa per ben quattordici anni, a cavallo fra il 1962 ed il 1975, quando nessun calciatore nato fuori dai confini nazionali vestì la maglia del galletto.
Una scelta che derivò di alcune scelte effettuate al tempo dalla Federazione: dopo la disfatta mondiale del 1966, con l'Italia eliminata dalla modesta Corea del Nord, fu deciso infatti di limitare l'accesso in Serie A dei calciatori stranieri (che avevano dominato il palcoscenico calcistico nazionale negli anni precedenti), con la sola eccezione di quelli già presenti nelle varie rose.
Il blocco fu tolto solamente all'inizio degli anni Ottanta, quando gli sponsor iniziarono ad entrare nel mondo del calcio ed inserirono nuova liquidità poi utilizzata nel mercato. Ad interrompere un digiuno che a Bari durava dai tempi della cessione del brasiliano Cané furono Gordon Cowans e Paul Rideout, nomi altisonanti prelevati da Matarrese per dare ulteriore spessore alla rosa biancorossa.
Guardando indietro nella storia biancorossa sono pochi i calciatori che, giunti sulle sponde dell'Adriatico, possono vantare il palmares dei due calciatori. Il primo, infatti, aveva vinto fra le altre cose un campionato inglese e soprattutto una Coppa dei Campioni, mentre il secondo era riuscito a conquistare il titolo in Scozia, con la maglia dei Rangers.
Entrambi restarono per tre anni, principalmente in Serie B, con Rideout che, da attaccante, bucò la porta avversaria per 23 volte in quasi cento partite, mentre Cowans andò a segno in tre occasioni. Il loro acquisto, oltre ad essere segno di un cambiamento epocale che sarebbe servito per portare stranieri di fama mondiale in Italia, serve anche a ricordare l'importanza di una squadra come il Bari, rappresentata anche dal valore dei calciatori che nella storia ne hanno indossato la casacca.
di Raffaele Digirolamo
fonte tuttobari.com
