Con la sua creatività è stato l'uomo che ha dato a una città intera un simbolo in cui identificarsi. È morto Piero Gratton, il designer che ha creato quello che forse è il logo per eccellenza del Bari calcio: il galletto bianco, nero e rosso, fortemente stilizzato con linee nette e con lo sguardo rivolto a sinistra. Gratton - originario di Milano, e formatosi al liceo artistico di via di Ripetta a Roma - è scomparso a 80 anni, e nella sua carriera è stato il creatore di numerosi loghi per diverse squadre di calcio: è suo il lupetto della Roma, sua l'aquila stilizzata della Lazio, tutte creazioni risalenti agli anni 70.
E anche il galletto di Bari risale allo stesso periodo. In realtà l'animale fu associato alla squadra già nel 1928, quando il giornalista di Cinesport Alfredo Bogardo lanciò un referendum, cogliendo la proposta del Guerin Sportivo di associare a ogni squadra l'immagine di un animale. Per Bari fu un duello fra il galletto promosso da Bogardo e il pettirosso preferito da Paolo Magrone della Gazzetta del Mezzogiorno.
Un referendum popolare si espresse al favore del primo, che quindi comparve sulle maglie dei calciatori fino al 1936, in una decina di versioni differenti. Poi scomparve quasi del tutto, fino a quando nel 1979 Antonio Matarrese fece registrare il nuovo logo: era il famoso galletto di Piero Gratton, essenziale nelle linee e molto stilizzato, facile da riprodurre e stampare. Negli anni è stato soggetto a pochissime varianti, ed è rimasto vivo e vegeto fino al 2014, fino, quindi, alla fine dell'era Matarrese e all'avvento di quella di Gianluca Paparesta.
Per il calcio cittadino cambia tutto, anche il logo: nasce Fc Bari 1908, nello stemma del galletto resta solo la cresta, e ai colori fondanti - bianco, rosso e nero - si aggiunge l'oro. Dura poco, due anni dopo si passa da Paparesta a Cosmo Giancaspro e il galletto torna, appollaiato su un pallone e molto più vintage e più ricco, nei dettagli, rispetto all'essenzialità prediletta da Gratton.
Passano ancora due anni, la squadra tribola fino all'avvento di Luigi De Laurentiis: si riparte dalla serie D, ed è un nuovo inizio. Non può che essere accompagnato da quel galletto che fu, e stavolta il nuovo logo si rifà all'idea di Gratton: è deciso e aggressivo, seppure definito da linee tondeggianti.
di ANNA PURICELLA - https://bari.repubblica.it/
E anche il galletto di Bari risale allo stesso periodo. In realtà l'animale fu associato alla squadra già nel 1928, quando il giornalista di Cinesport Alfredo Bogardo lanciò un referendum, cogliendo la proposta del Guerin Sportivo di associare a ogni squadra l'immagine di un animale. Per Bari fu un duello fra il galletto promosso da Bogardo e il pettirosso preferito da Paolo Magrone della Gazzetta del Mezzogiorno.
Un referendum popolare si espresse al favore del primo, che quindi comparve sulle maglie dei calciatori fino al 1936, in una decina di versioni differenti. Poi scomparve quasi del tutto, fino a quando nel 1979 Antonio Matarrese fece registrare il nuovo logo: era il famoso galletto di Piero Gratton, essenziale nelle linee e molto stilizzato, facile da riprodurre e stampare. Negli anni è stato soggetto a pochissime varianti, ed è rimasto vivo e vegeto fino al 2014, fino, quindi, alla fine dell'era Matarrese e all'avvento di quella di Gianluca Paparesta.
Per il calcio cittadino cambia tutto, anche il logo: nasce Fc Bari 1908, nello stemma del galletto resta solo la cresta, e ai colori fondanti - bianco, rosso e nero - si aggiunge l'oro. Dura poco, due anni dopo si passa da Paparesta a Cosmo Giancaspro e il galletto torna, appollaiato su un pallone e molto più vintage e più ricco, nei dettagli, rispetto all'essenzialità prediletta da Gratton.
Passano ancora due anni, la squadra tribola fino all'avvento di Luigi De Laurentiis: si riparte dalla serie D, ed è un nuovo inizio. Non può che essere accompagnato da quel galletto che fu, e stavolta il nuovo logo si rifà all'idea di Gratton: è deciso e aggressivo, seppure definito da linee tondeggianti.
di ANNA PURICELLA - https://bari.repubblica.it/