È stato tante volte fiero avversario del Bari. Con ogni probabilità, lo sarebbe stato ancora. Silvio Baldini, 61 anni, è il tecnico della Carrarese, seconda nel girone A di serie C. Tecnico navigato, nel suo palmares spicca la promozione in A con l’Empoli nel 2002, seguita dalla brillante salvezza nel massimo torneo dell’anno successivo. Da due anni è mezzo, è tornato nella sua terra e sta provando a diventare profeta in patria centrando il ritorno in B che nella città del marmo manca addirittura da 72 anni. L’epidemia da coronavirus ha interrotto anche il sogno dei toscani.
Baldini, la pandemia ha spezzato sul più bello il volo della Carrarese.
«Non avrei mai pensato che nella mia vita mi sarei mai trovato in una situazione del genere. Ho rispettato alla lettera tutte le indicazioni provenienti dalle istituzioni, sono stato in casa per oltre un mese. Negli ultimi giorni, mi sto concedendo una breve passeggiata da solo, con i miei cani, nel rispetto assoluto delle distanze e della salute altrui. Non si può andare avanti così: urgono soluzioni per ricreare una normalità. Certo, penso tanto al nostro percorso in campionato, ai sacrifici di noi tutti, al sogno che stavamo inseguendo. Ecco perché non si possono cancellare sette mesi».
L’orientamento della Lega Pro, tuttavia, sembra andare verso lo stop del campionato.
«Ed io non sono per niente d’accordo. La stagione può essere terminata: nessuno deve rischiare, riprendiamo quando sarà possibile per tutti. E se fosse settembre, non ci sono problemi insormontabili: si finirebbe a novembre e il prossimo campionato si potrebbe giocare da gennaio in poi, nell’anno solare. Contratti, mercato, oneri: tutto potrebbe adattarsi con buon senso e disponibilità».
E se invece si cristallizzasse il torneo allo stato attuale, come si potrebbe determinare la quarta promozione?
«Non parliamo nemmeno di sorteggi o soluzioni affidate alla fatalità. Posso accettare le partite con una pioggia torrenziale ed il caldo afoso, giocate con due espulsioni sul groppone perché queste sono le componenti del nostro sport. Ma non un destino deciso da un bussolotto. I playoff ridotti a un quadrangolare tra le seconde e la migliore terza resterebbero un compromesso, ma almeno preserverebbero il verdetto del rettangolo verde. Se non ci sono alternative, lavoriamo a soluzioni di questo tipo».
Il Bari sarebbe avversario in questo ipotetico cammino: che cosa prova all’idea di giocarsi la B contro la squadra biancorossa?
«Gli avversari di valore vanno rispettati, ma mai temuti. Sulla carta il Bari è una corazzata, ma sa che penso? Che mi augurerei con tutto il cuore di affrontarla. Innanzitutto perché con ogni probabilità significherebbe essere arrivati all’atto conclusivo per il salto di categoria, in secondo luogo perché vorrei dar vita ad un ricorrente dèjà vu».
Il Bari sarebbe avversario in questo ipotetico cammino: che cosa prova all’idea di giocarsi la B contro la squadra biancorossa?
«Gli avversari di valore vanno rispettati, ma mai temuti. Sulla carta il Bari è una corazzata, ma sa che penso? Che mi augurerei con tutto il cuore di affrontarla. Innanzitutto perché con ogni probabilità significherebbe essere arrivati all’atto conclusivo per il salto di categoria, in secondo luogo perché vorrei dar vita ad un ricorrente dèjà vu».
Quale?
«Ricordo perfettamente la data: 4 maggio 2009. Io guidavo l’Empoli per mantenere la qualificazione ai playoff, il Bari di Antonio Conte era capolista della B: con una vittoria era matematicamente promosso. Al San Nicola c’erano 60mila spettatori: finì 0-0 e i biancorossi dovettero rimandare di una settimana lo sbarco in A. Ma giocare in quell’atmosfera fu meraviglioso. Ecco, non sarebbe stupendo rivivere un evento del genere? Secondo me sarebbe il più bell’inno alla vita sociale».
DAVIDE LATTANZI - www.lagazzettadelmezzogiorno.it