[size=43]Il day after del Bari dopo il ko ad Avellino: il punto di non ritorno per le scelte (sbagliate) a gennaio[/size]
[size=33]A oggi quella che doveva essere la certezza minima di un Bari protagonista ai playoff non è neppure garantita[/size]
[size=45]di: Enzo Tamborra[/size]
[size=33]E adesso che si fa? La sconfitta ad Avellino, ma soprattutto l'atteggiamento assai timido mostrato dalla squadra in quella che era stata ribattezzata la madre di tutte le partite, ha gettato nello sconforto chi ha a cuore le sorti del Bari. Chi si aspettava una reazione forte almeno sul piano caratteriale, si è reso conto in modo forse definitivo che è come sperare di cavare il sangue da una rapa. Contro i famelici lupi d'Irpinia, il Bari ha giocato la solita partita in punta di piedi, finendo con l'essere irrimediabilmente sbranato da avversari per nulla trascendentali sul piano tecnico, ma maschi nell'interpretazione della gara.[/size]
[size=33]Qualcuno dirà che in fin del conti l'Avellino ha vinto di misura e con un gol a pochi minuti dalla fine, dimenticando che alla squadra di Braglia bastava anche il pareggio per blindare il secondo posto in classifica. Per rimetterlo in discussione il Bari avrebbe dovuto soltanto vincere: invece in 90 minutiè stato capace di tirare una sola volta in porta e di attaccare per disperazione solo nel finale, dopo avere subito il gol. La sconfitta non solo ha chiuso il discorso per il piazzamento d'onore, che vale l'accesso ai playoff direttamente dai quarti di finale, ma mette a rischio persino il terzo posto in classifica, con il Catanzaro nuovamente in corsia di sorpasso. Non dovesse arrivare terzo o migliore fra le quarte, il Bari sarebbe condannato ai preliminari dei playoff: una vera e propria umiliazione.[/size]
[size=33]C'è chi è arrivato perfino a rimpiangere Auteri, ritenuto ora dai nostalgici più valido rispetto a Massimo Carrera. Ma il dilemma non è questo. La squadra aveva giocato altrettanto male, se non peggio, contro Bisceglie, Teramo, Cavese e Viterbese. E in panchina c'era il tecnico di Floridia. La squadra aveva già spento la luce con Auteri e per una reazione fisiologica l'ha riaccesa per appena quattro partite con Carrera. Erano tornati i sorrisi e i selfie, ma si è trattato del classico fuoco di paglia. La svolta negativa della stagione andrebbe invece cercata nel mese di gennaio, quello del mercato: il Bari è deflagrato in quei giorni, fra scelte discutibili e mal di pancia.[/size]
[size=33]In quel frangente si sarebbe dovuto rilanciare e invece la squadra ne è uscita addirittura ridimensionata anche sul piano numerico. Senza dimenticare il clamoroso esonero del direttore sportivo Giancarlo Romairone (non sostituito), oltre che quello dell'allenatore Gaetano Auteri. Una decisione che ha ridotto in macerie le buone intenzioni e i programmi di inizio stagione. A oggi quella che doveva essere la certezza minima di un Bari protagonista ai playoff non è neppure garantita. Anzi, a dirla tutta, ci vorrebbe un mezzo miracolo. Che fare? Fossi in Carrera sceglierei undici soldati, anche se non i migliori, pronti a morire sul campo di battaglia. Il dubbio è: ma arriviamo a undici?[/size]
[size=33]www.repubblica.it[/size]
[size=33]A oggi quella che doveva essere la certezza minima di un Bari protagonista ai playoff non è neppure garantita[/size]
[size=45]di: Enzo Tamborra[/size]
[size=33]E adesso che si fa? La sconfitta ad Avellino, ma soprattutto l'atteggiamento assai timido mostrato dalla squadra in quella che era stata ribattezzata la madre di tutte le partite, ha gettato nello sconforto chi ha a cuore le sorti del Bari. Chi si aspettava una reazione forte almeno sul piano caratteriale, si è reso conto in modo forse definitivo che è come sperare di cavare il sangue da una rapa. Contro i famelici lupi d'Irpinia, il Bari ha giocato la solita partita in punta di piedi, finendo con l'essere irrimediabilmente sbranato da avversari per nulla trascendentali sul piano tecnico, ma maschi nell'interpretazione della gara.[/size]
[size=33]Qualcuno dirà che in fin del conti l'Avellino ha vinto di misura e con un gol a pochi minuti dalla fine, dimenticando che alla squadra di Braglia bastava anche il pareggio per blindare il secondo posto in classifica. Per rimetterlo in discussione il Bari avrebbe dovuto soltanto vincere: invece in 90 minutiè stato capace di tirare una sola volta in porta e di attaccare per disperazione solo nel finale, dopo avere subito il gol. La sconfitta non solo ha chiuso il discorso per il piazzamento d'onore, che vale l'accesso ai playoff direttamente dai quarti di finale, ma mette a rischio persino il terzo posto in classifica, con il Catanzaro nuovamente in corsia di sorpasso. Non dovesse arrivare terzo o migliore fra le quarte, il Bari sarebbe condannato ai preliminari dei playoff: una vera e propria umiliazione.[/size]
[size=33]C'è chi è arrivato perfino a rimpiangere Auteri, ritenuto ora dai nostalgici più valido rispetto a Massimo Carrera. Ma il dilemma non è questo. La squadra aveva giocato altrettanto male, se non peggio, contro Bisceglie, Teramo, Cavese e Viterbese. E in panchina c'era il tecnico di Floridia. La squadra aveva già spento la luce con Auteri e per una reazione fisiologica l'ha riaccesa per appena quattro partite con Carrera. Erano tornati i sorrisi e i selfie, ma si è trattato del classico fuoco di paglia. La svolta negativa della stagione andrebbe invece cercata nel mese di gennaio, quello del mercato: il Bari è deflagrato in quei giorni, fra scelte discutibili e mal di pancia.[/size]
[size=33]In quel frangente si sarebbe dovuto rilanciare e invece la squadra ne è uscita addirittura ridimensionata anche sul piano numerico. Senza dimenticare il clamoroso esonero del direttore sportivo Giancarlo Romairone (non sostituito), oltre che quello dell'allenatore Gaetano Auteri. Una decisione che ha ridotto in macerie le buone intenzioni e i programmi di inizio stagione. A oggi quella che doveva essere la certezza minima di un Bari protagonista ai playoff non è neppure garantita. Anzi, a dirla tutta, ci vorrebbe un mezzo miracolo. Che fare? Fossi in Carrera sceglierei undici soldati, anche se non i migliori, pronti a morire sul campo di battaglia. Il dubbio è: ma arriviamo a undici?[/size]
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