Fulcro del gioco, anima del centrocampo, elemento dal quale passa tutta la manovra di una squadra: quello del regista è senza dubbio uno dei ruoli imprescindibili per una squadra, soprattutto se l'ambizione è quella di provare a giocare il pallone costruendo il gioco. Un compito che, in casa Bari, sarà presto sulle spalle di Davide Di Gennaro, arrivato per rinforzare in reparto e messosi subito in mostra per la grinta al debutto, smentendo le incognite relative alla questione fisica di un calciatore che ha passato tutta l'estate da svincolato.
È un ruolo pesante, quello di Di Gennaro, non solo per l'importanza tecnica nella banda di Mignani, ma anche per l'eredità pesante dei nomi che in passato hanno coperto quella zolla con la maglia biancorossa. Una tradizione che vede elementi di spicco della storia barese, come fu Totò Lopez, che a Bari c'è stato in due occasioni, dal 1971 al 1973 e dal 1983 al 1985, la seconda volta contribuendo all'indimenticabile doppia scalata dalla Serie C alla A. Per non dimenticare poi Emiliano Bigica e soprattutto Antonio Di Gennaro, che con il nuovo arrivo condivide il cognome, arrivato in Puglia nel 1988 dopo essersi tolto la soddisfazione di uno scudetto vinto a Verona e di un mondiale (quello 1986) giocato con la Nazionale.
Indimenticato regista del Bari che ha fatto sognare la città è stato invece Daniel Anderson, capitano della formazione di Eugenio Fascetti dal 1998 al 2001, in cui ha contribuito alla fortuna della squadra con ben 16 reti. Nella storia della squadra biancorossa anche Sergio Almiron, che la maglia del galletto l'ha indossata per due annate, lasciando però il segno con la sua qualità ed i suoi gol.
Ed in tempi recenti? Le fortune del club sono state poche, ma alcuni calciatori sono comunque riusciti a passare lasciando una traccia nel cuore dei tifosi. Nome da ricordare è quello di Marco Romizi, che con più di 150 presenze è uno degli elementi che ha disputato più presenze in biancorosso nel ruolo.
Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 08 settembre 2021 alle 22:00
Autore: Raffaele Digirolamo
È un ruolo pesante, quello di Di Gennaro, non solo per l'importanza tecnica nella banda di Mignani, ma anche per l'eredità pesante dei nomi che in passato hanno coperto quella zolla con la maglia biancorossa. Una tradizione che vede elementi di spicco della storia barese, come fu Totò Lopez, che a Bari c'è stato in due occasioni, dal 1971 al 1973 e dal 1983 al 1985, la seconda volta contribuendo all'indimenticabile doppia scalata dalla Serie C alla A. Per non dimenticare poi Emiliano Bigica e soprattutto Antonio Di Gennaro, che con il nuovo arrivo condivide il cognome, arrivato in Puglia nel 1988 dopo essersi tolto la soddisfazione di uno scudetto vinto a Verona e di un mondiale (quello 1986) giocato con la Nazionale.
Indimenticato regista del Bari che ha fatto sognare la città è stato invece Daniel Anderson, capitano della formazione di Eugenio Fascetti dal 1998 al 2001, in cui ha contribuito alla fortuna della squadra con ben 16 reti. Nella storia della squadra biancorossa anche Sergio Almiron, che la maglia del galletto l'ha indossata per due annate, lasciando però il segno con la sua qualità ed i suoi gol.
Ed in tempi recenti? Le fortune del club sono state poche, ma alcuni calciatori sono comunque riusciti a passare lasciando una traccia nel cuore dei tifosi. Nome da ricordare è quello di Marco Romizi, che con più di 150 presenze è uno degli elementi che ha disputato più presenze in biancorosso nel ruolo.
Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 08 settembre 2021 alle 22:00
Autore: Raffaele Digirolamo