La sfida tra Bari e Cittadella rappresentava un momento chiave per consolidare la posizione sulla parte sinistra della classifica, una zona tanto simbolica quanto strategica. Essere lì significa ambire a qualcosa di più grande, mantenendo intatte le motivazioni in attesa di tempi migliori per Vicari e compagni. Di fronte c’era un avversario sulla carta abbordabile, penultimo in classifica, ma tutt’altro che da sottovalutare: il Cittadella, infatti, ha spesso mostrato il suo lato migliore in trasferta, collezionando tre vittorie fuori casa, tra cui quella di prestigio a Palermo. Un dato che accresceva il monito a non abbassare la guardia e a non dare nulla per scontato, perché ogni avversario, soprattutto in un campionato così equilibrato, merita il massimo rispetto e la giusta attenzione. L’idea di un passo falso era un’ombra da scacciare con determinazione, consapevoli che, come ammoniva Stanisław Jerzy Lec, “In cima ad ogni vetta si è sull’orlo dell’abisso.” Bari, nel perseguire la propria scalata, doveva mantenere saldo l’equilibrio e lucida la mente, perché ogni disattenzione, come ogni vertice conquistato, è accompagnata dal rischio di un pericoloso precipizio.
Fuori Vicari e Benali, il tecnico Longo opta per Simic e Maiello al rientro da titolare dopo molto tempo. Ancora Sibilli, invece, dietro le due punte Novakovic e Lasagna, evidentemente Falletti non dava ancora garanzie al 100%.
Nel primo tempo, il Bari si è mostrato compatto, determinato e dominante, giocando un calcio propositivo e offensivo, creando molte occasioni ma sprecandone altrettante. La squadra ha cercato di imporre subito il proprio ritmo con azioni rapide e precise, sfruttando soprattutto le fasce e i movimenti di giocatori come Lasagna e Sibilli, entrambi protagonisti nelle azioni più pericolose.
La partita si sblocca subito: una combinazione tra Maiello, Sibilli e Lasagna porta quest’ultimo a segnare il gol dell’1-0 con una grande azione individuale. Nonostante il vantaggio, il Bari manca il raddoppio in diverse occasioni, con Sibilli e Novakovic che non riescono a concretizzare. La squadra, però, rimane ben organizzata, con un Maiello ritrovato che gestisce il centrocampo e distribuisce palloni di qualità.
Il Bari, dopo un avvio esplosivo, cala leggermente nel ritmo permettendo al Cittadella di guadagnare campo, pur senza creare reali pericoli alla difesa pugliese guidata da Radunovic. Il Cittadella mostra alcune buone trame di gioco ma evidenzia i limiti di una squadra penultima in classifica e con grosse difficoltà realizzative.
Verso la fine del primo tempo, il Bari torna a spingere e trova il raddoppio: Sibilli, dopo essere stato sgambettato in area, trasforma il rigore al 45′. L’apoteosi arriva al 47′, quando un’azione orchestrata da Dorval culmina in un gol spettacolare di Maiello, che al volo firma il 3-0 con una rete da applausi, un gol alla Totti o alla Van Basten, per farla breve.
Un secondo tempo che il Bari ricorderà per gli incubi più che per il controllo. Dopo una prima frazione di gara gestita senza troppe difficoltà, i biancorossi si addormentano e concedono al Cittadella l’occasione di rientrare in partita al 7′. Il gol di Carissoni, nato da un tiro deviato da un difensore, ha evidenziato la poca attenzione della retroguardia pugliese. Il Bari, come troppo spesso accade, si è fatto sorprendere quando sembrava avere la gara in pugno.Tre minuti dopo, il Cittadella accorcia ulteriormente le distanze con Pandolfi, approfittando di una situazione surreale: il Bari, che aveva dominato per lunghi tratti, ha rimesso in partita una squadra che sembrava ormai senza vita. Due gol in due minuti hanno mostrato ancora una volta i limiti del Bari nella gestione del risultato. Longo prova a correre ai ripari con i cambi, inserendo Favasuli e Falletti al posto di Dorval e Sibilli, ma l’inerzia della gara non cambia. Il Cittadella, galvanizzato, guadagna fiducia sul piano agonistico, tecnico e psicologico. Anche i successivi innesti di Lella e Saco, chiamati a dare più fisicità e copertura, non risolvono il problema principale: la mancanza di lucidità e serenità. La squadra appare nervosa e incapace di mantenere il possesso del pallone, con Lella e Saco fuori contesto nelle giocate offensive.
Il Bari sbaglia clamorosamente due occasioni per chiudere il match. La prima con Falletti, che invece di tirare solo davanti al portiere cerca un assist mal calibrato per Favasuli, sprecando un’opportunità d’oro. La seconda con Favilli, che conclude su un contropiede con un tiro deviato in angolo.
La partita termina con il Bari ancora in vantaggio, ma col batticuore di una gestione del secondo tempo totalmente da rivedere. Una squadra che aveva la vittoria in pugno si è ritrovata a difendere affannosamente un risultato, confermando limiti caratteriali e tecnici nei momenti cruciali.
La vittoria del Bari sul Cittadella per 3-2 ha il sapore dolce-amaro di un’opportunità colta a metà. Un successo che arriva dopo due mesi di astinenza al San Nicola e che consolida un sesto posto importante in classifica, ma che lascia in eredità domande profonde sulla tenuta mentale e tattica della squadra. Come scrisse Friedrich Nietzsche, “ciò che non uccide, fortifica”, ma viene da chiedersi quante volte il Bari possa permettersi di sfidare il proprio limite prima che questo diventi letale.
La gara sembrava iniziare sotto i migliori auspici. Un Bari determinato e concreto aveva archiviato la pratica nei primi 45 minuti, portandosi sul 3-0 con una dimostrazione di qualità offensiva che ha illuso i tifosi sulla possibilità di una vittoria senza sofferenza. Ma come l’Ulisse di Omero che, vicino a casa, si lascia distrarre dalle sirene, anche il Bari ha abbassato la guardia, perdendo la bussola della partita. È stato un errore di superbia, o forse di leggerezza, pensare che il lavoro fosse concluso.
Nel secondo tempo, il Cittadella, penultimo in classifica ma animato da un orgoglio ferito, ha approfittato delle evidenti falle nella difesa biancorossa, infliggendo due gol e sfiorando il terzo. Non è stato il frutto di un pressing asfissiante o di una qualità irresistibile degli avversari, ma piuttosto di una generale “dormita” del Bari in tutti i reparti. La squadra, anziché chiudersi e gestire il risultato, si è fatta trovare sbilanciata, quasi ingenua. Il centrocampo ha perso filtro, con un Maiello in netto calo, mentre la difesa ha evidenziato gravi lacune, con Simic e Pucino tra i protagonisti negativi.
“Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come”, scriveva ancora Nietzsche, ma il Bari sembra non aver trovato il proprio “perché” nel mantenere il vantaggio. C’è un problema strutturale, ma anche e soprattutto mentale: la squadra non riesce a gestire la pressione e tende a rilassarsi troppo presto, come se la vittoria fosse già assicurata. Sul 3-0, il Bari non solo ha giochicchiato, ma ha anche permesso agli avversari di crederci, di prendere coraggio. Questo è inammissibile per una squadra che aspira a consolidare una posizione di vertice.
La sofferenza patita oggi potrebbe essere una lezione preziosa, a patto che venga assimilata. Longo che ha capito i limiti di Dorval sollevandolo da compiti difensivi per affidargli quelli dell’esterno (e oggi il primo gol dei veneti è stato causato proprio da una sua leggerezza difensiva mentre c’è il suo zampino determinante sul gol di Maiello: dunque più lontano sta dalla difesa Dorval tanto meglio è per tutti), dovrà lavorare con la squadra come un medico dell’anima, più che del corpo, intervenendo sulla personalità e sulla leadership. Serve maggiore maturità, una capacità di lettura dei momenti della partita che oggi manca drammaticamente. La tattica è importante, ma senza una mentalità vincente, ogni schema è destinato a fallire.
Il secondo tempo del Bari è stato un horror calcistico degno delle opere di Dario Argento e Alfred Hitchcock, dove la paura cresceva con ogni minuto passato. Eppure, come in ogni thriller che si rispetti, alla fine il protagonista è sopravvissuto. La squadra ha portato a casa tre punti pesanti, ma con la consapevolezza che così non si può andare avanti. Prossimamente, contro avversari più forti, queste debolezze potrebbero costare caro.
Il Bari esce da questa partita con due vittorie consecutive, un buon sesto posto e un’imbattibilità che dura da dodici turni. Eppure, il successo di oggi non può nascondere le crepe. “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, diceva Marcel Proust. E il Bari, oggi, deve guardarsi dentro, riconoscere i propri limiti e lavorare per superarli. La vittoria contro il Cittadella è stata importante, ma è anche un promemoria di ciò che deve essere migliorato se si vuole che la stagione non si trasformi in un altro viaggio incompiuto.
Massimo Longo