La prima di Gillet: contro il Lecce
Ma questa volta è senza il suo Bari
Lo strano derby dell’ex biancorosso: «Per me resta
una sfida speciale anche se adesso gioco a Bologna»
BARI - Malgrado tutto, per lui sarà sempre un derby. Dalla scorsa estate Jean Francois Gillet non è più un giocatore del Bari. Il 32enne belga si è trasferito al Bologna tra le lacrime dei tifosi biancorossi che lo hanno amato per oltre dieci anni. D’altra parte, «Gil», come lo chiamano tutti da queste parti, è divenuto nel tempo a tutti gli effetti un barese adottato. Nel capoluogo pugliese ha preso moglie (la bella Adriana) ed ha conquistato il record assoluto di presenze (353) tra i galletti. Pagine di vita che non si possono cancellare con un semplice cambio di maglia. Ecco perché la sfida di domenica ai giallorossi assume per il portiere di Liegi un significato particolare. Non bastasse il campanilismo, l’avventura di Gillet con il Bari è cominciata proprio in un incontro con i salentini, il 19 novembre 2000. Facile intuire, quindi, quanto il numero uno dei felsinei ci tenga a battere Giacomazzi e compagni. Da un lato conquisterebbe i suoi primi tre punti in rossoblù, dall’altro regalerebbe una piccola soddisfazione ai sostenitori biancorossi. Finora, il suo bilancio personale negli scontri con i lupi è in perfetta parità: su dieci partite, quattro sono i successi ed altrettante le sconfitte, mentre due sono i pareggi.
Jean Francois Gillet, non dica che il match con il Lecce è per lei una gara come le altre?
«In effetti, sarà una gara speciale. Lo è stata per dieci anni, non può cambiare il suo sapore in due mesi. Meglio così: è importante scendere in campo con stimoli straordinari. Siamo appena alla seconda giornata, ma per il Bologna è già uno scontro salvezza da non fallire».
Qual è il ricordo più intenso legato ai suoi incroci con il Lecce?
«Nessun dubbio: il giorno dell’esordio in serie A. Accadde tutto in un baleno: non mi aspettavo di scendere in campo per la prima volta in una gara di tale importanza, soprattutto perchè ero arrivato a Bari da poco. Mister Fascetti mi comunicò che sarei stato titolare solo un’ora prima della gara. Non dimenticherò mai le sue parole: "Fai come sai, ragazzo". Purtroppo, la felicità di quel battesimo fu macchiata dal risultato, visto che perdemmo 2-0 al Via del Mare».
Qual è stato il derby più amaro?
«Nel 2007, in serie B. Poco prima di Natale, perdemmo in casa con un poker secco: 0-4. Fu il punto più basso della mia avventura barese: venivamo da otto anni in cadetteria e non si vedeva minimamente la luce in fondo al tunnel. Ironia della sorte: dopo quella sconfitta arrivò Conte e tutto cambiò».
corriere del mezzogiorno
E l’emozione più bella?
«Sembrerà strano, ma scelgo la vittoria dello scorso anno: 1-0 a Lecce il giorno della Befana. Eravamo in un’infinita crisi di risultati e quel giorno eravamo convinti che la ruota era girata, che saremmo riusciti a salvarci. Quando rientrammo a Bari, i tifosi ci accolsero allo stadio per far festa con noi. Purtroppo due giorni dopo perdemmo proprio con il Bologna spegnendo gran parte delle illusioni di rimonta».
Che gara sarà domenica?
«Per noi è l’esordio in casa: siamo reduci dallo stop di Firenze e vogliamo rialzarci immediatamente. Guai, però, a sottovalutare il Lecce. La mia esperienza racconta che si tratta di un avversario in grado di trovare risorse inimmaginabili».
Dica la verità: Bari non le manca nemmeno un po’?
«E come potrebbe essere diversamente! Confesso che i primi giorni a Bologna mi sembrava tutto così strano, dopo che per dieci anni avevo assimilato una determinata routine. Tuttavia, società e squadra mi hanno accolto alla grande e spero di affrontare al meglio questa nuova fase della mia carriera. Bari, però, è sempre nel cuore».
E del Bari che ne dice? Si realizzerà il suo augurio di ritrovarvi presto in serie A?
«Seguo i biancorossi in tv, ma è presto per esprimere un giudizio visto che la squadra è cambiata radicalmente. Sono convinto, però, che in questo campionato il Bari potrà dire la sua. A Torrente e ai suoi ragazzi va il mio più sentito in bocca al lupo per raggiungere l’obiettivo che la città sogna e merita».
corriere del mezzogiorno
Ma questa volta è senza il suo Bari
Lo strano derby dell’ex biancorosso: «Per me resta
una sfida speciale anche se adesso gioco a Bologna»
BARI - Malgrado tutto, per lui sarà sempre un derby. Dalla scorsa estate Jean Francois Gillet non è più un giocatore del Bari. Il 32enne belga si è trasferito al Bologna tra le lacrime dei tifosi biancorossi che lo hanno amato per oltre dieci anni. D’altra parte, «Gil», come lo chiamano tutti da queste parti, è divenuto nel tempo a tutti gli effetti un barese adottato. Nel capoluogo pugliese ha preso moglie (la bella Adriana) ed ha conquistato il record assoluto di presenze (353) tra i galletti. Pagine di vita che non si possono cancellare con un semplice cambio di maglia. Ecco perché la sfida di domenica ai giallorossi assume per il portiere di Liegi un significato particolare. Non bastasse il campanilismo, l’avventura di Gillet con il Bari è cominciata proprio in un incontro con i salentini, il 19 novembre 2000. Facile intuire, quindi, quanto il numero uno dei felsinei ci tenga a battere Giacomazzi e compagni. Da un lato conquisterebbe i suoi primi tre punti in rossoblù, dall’altro regalerebbe una piccola soddisfazione ai sostenitori biancorossi. Finora, il suo bilancio personale negli scontri con i lupi è in perfetta parità: su dieci partite, quattro sono i successi ed altrettante le sconfitte, mentre due sono i pareggi.
Jean Francois Gillet, non dica che il match con il Lecce è per lei una gara come le altre?
«In effetti, sarà una gara speciale. Lo è stata per dieci anni, non può cambiare il suo sapore in due mesi. Meglio così: è importante scendere in campo con stimoli straordinari. Siamo appena alla seconda giornata, ma per il Bologna è già uno scontro salvezza da non fallire».
Qual è il ricordo più intenso legato ai suoi incroci con il Lecce?
«Nessun dubbio: il giorno dell’esordio in serie A. Accadde tutto in un baleno: non mi aspettavo di scendere in campo per la prima volta in una gara di tale importanza, soprattutto perchè ero arrivato a Bari da poco. Mister Fascetti mi comunicò che sarei stato titolare solo un’ora prima della gara. Non dimenticherò mai le sue parole: "Fai come sai, ragazzo". Purtroppo, la felicità di quel battesimo fu macchiata dal risultato, visto che perdemmo 2-0 al Via del Mare».
Qual è stato il derby più amaro?
«Nel 2007, in serie B. Poco prima di Natale, perdemmo in casa con un poker secco: 0-4. Fu il punto più basso della mia avventura barese: venivamo da otto anni in cadetteria e non si vedeva minimamente la luce in fondo al tunnel. Ironia della sorte: dopo quella sconfitta arrivò Conte e tutto cambiò».
corriere del mezzogiorno
E l’emozione più bella?
«Sembrerà strano, ma scelgo la vittoria dello scorso anno: 1-0 a Lecce il giorno della Befana. Eravamo in un’infinita crisi di risultati e quel giorno eravamo convinti che la ruota era girata, che saremmo riusciti a salvarci. Quando rientrammo a Bari, i tifosi ci accolsero allo stadio per far festa con noi. Purtroppo due giorni dopo perdemmo proprio con il Bologna spegnendo gran parte delle illusioni di rimonta».
Che gara sarà domenica?
«Per noi è l’esordio in casa: siamo reduci dallo stop di Firenze e vogliamo rialzarci immediatamente. Guai, però, a sottovalutare il Lecce. La mia esperienza racconta che si tratta di un avversario in grado di trovare risorse inimmaginabili».
Dica la verità: Bari non le manca nemmeno un po’?
«E come potrebbe essere diversamente! Confesso che i primi giorni a Bologna mi sembrava tutto così strano, dopo che per dieci anni avevo assimilato una determinata routine. Tuttavia, società e squadra mi hanno accolto alla grande e spero di affrontare al meglio questa nuova fase della mia carriera. Bari, però, è sempre nel cuore».
E del Bari che ne dice? Si realizzerà il suo augurio di ritrovarvi presto in serie A?
«Seguo i biancorossi in tv, ma è presto per esprimere un giudizio visto che la squadra è cambiata radicalmente. Sono convinto, però, che in questo campionato il Bari potrà dire la sua. A Torrente e ai suoi ragazzi va il mio più sentito in bocca al lupo per raggiungere l’obiettivo che la città sogna e merita».
corriere del mezzogiorno