Sembrava impossibile fino allo scorso 22 luglio. Ma il Bari e Vincenzo Vivarini potrebbero procedere ad una separazione per certi versi clamorosa. La mancata promozione in serie B di certo gioca un ruolo fondamentale. Non perché la proprietà valuti l’allenatore abruzzese dall’esito di una sola gara (la finale persa con la Reggiana) o da playoff inevitabilmente condizionati dalla lunga sosta. Il motivo è molto più profondo. Il salto in cadetteria avrebbe permesso una rivisitazione complessiva dell’organico, magari un adattamento più funzionale alle idee del coach abruzzese. La permanenza in C, invece, dovrà contemplare un’esigenza differente: salvare quanto più possibile della rosa attuale, con rinforzi mirati per non fallire l’obiettivo promozione nel prossimo torneo. Una prospettiva che non collima con le convinzioni di Vivarini. L’allenatore vorrebbe lavorare su materiale e concetti differenti. Non pretende una rosa ricca di stelle di prima grandezza, ma chiede precise caratteristiche tecniche e tattiche. Il suo calcio si basa su intensità, ritmo, propensione offensiva, «esuberanza» (come l’ha definita lui stesso) nell’attaccare senza risparmio.
Il Bari del torneo appena concluso, invece, aveva peculiarità differenti. Di certo, una spiccata qualità tecnica, unita ad una buona fisicità. Ma l’età non proprio verdissima di diversi interpreti rendevano i galletti un complesso compassato, più portato alla gestione, alla ricerca del colpo individuale. I ritmi non sono mai stati forsennati, la continuità d’azione è stata mantenuta solo per porzioni di gara. Avrebbe le idee chiare, Vivarini. Ma sente anche il bisogno di esprimerle, di dire la sua sul mercato, di «incidere» sul progetto. Aspetti che ha illustrato con dovizia di particolari ad ogni esponente del club, anche prima della sconfitta contro la Reggiana. Tuttavia, per forma mentis, l’area tecnica biancorossa (ispirata dalla consulenza della dirigenza napoletana) gestisce il mercato in autonomia, conciliando le richieste dell’allenatore con altri parametri: contratti, prospettive, necessità di costruire anche sul lungo periodo. Non a caso, lo scorso anno si è ragionato non solo nell’ottica di vincere subito, ma anche di disporre di una base per i tornei successivi. Un punto di partenza che non può essere annullato. Dunque, il pericolo del divorzio è reale. Ma si può partire da un assunto. Vivarini non andrà alla rottura con il Bari, pur non mancandogli corteggiatori in B ed alta C. In virtù del vincolo in corso, peraltro, qualora il coach di Ari intendesse liberarsi, non è da escludere che debba riconoscere alla società una penale. L’impressione è che la proprietà stia sfruttando queste ore per guardarsi attorno e capire se può trovare una soluzione più vicina alla sua strategia. E se la scelta cadrà su un profilo diverso dal mister abruzzese, ci si lascerà senza traumi. Ad ogni modo, entro la settimana le parti si confronteranno a cuore aperto. Il presidente Luigi De Laurentiis nutre affetto sincero per Vivarini e sente il dovere di analizzare ogni dettaglio, prima di prendere altre strade (si potrebbe virare su un allenatore di alto rango quale Marco Baroni oppure su un emergente come Giuseppe Scienza). Allo stesso tempo, la società potrebbe arricchirsi di nuove figure: intriga l’idea di dare un incarico ad un idolo come Igor Protti, così come potrebbe essere affiancato un dirigente a Matteo Scala che dovrebbe essere confermato come direttore sportivo, nonostante manchi ancora la firma sul rinnovo del rapporto.
DAVIDE LATTANZI - https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/