Leggo qua e là di qualche tifoso che trova il modo di muovere delle critiche alla società. Dunque, premesso che, secondo me, è ancora presto per muoverle dal momento che fino adesso la società, partendo da zero, è riuscita a vincere un campionato e ci è andata vicinissima a vincerne un secondo, mentre il terzo torneo deve ancora iniziare e con esso la campagna acquisti, io credo, sommessamente, che per le critiche ci sarà tempo e modo, eventualmente, per muoverle.
Tuttavia ritengo che muovere una critica, civile e costruttiva, ci stia, ci deve essere, altrimenti si corre il rischio di creare un piattismo pericoloso che non porta da nessuna parte.
Se un tifoso non è d'accordo con un acquisto a suo dire poco funzionale, se non è d'accordo con le decisioni di una campagna abbonamenti, se non è d'accordo con una decisione presa dalla società, è nel suo sacrosanto diritto di criticare. Non siamo mica nel fascismo. Il 25 aprile di qualche decennio fa ci ha regalato la facoltà di criticare abolendo quella del "signorsi" a tutti i costi, pena il carcere o la fucilazione. Ma che si debba criticare ad ogni azione che svolge, no. Questo mi sembra fuori luogo e dannosamente martellante.
Piuttosto il problema, invece, sta nei sedicenti tifosi che, con l'alibi della critica, denigrano destabilizzando l'ambiente con considerazioni denigratorie personali o con improbabili scoop, o ancora con notizie fasulle diffuse ad arte, solo per il mero gusto di mettere in cattiva luce la società.
E costoro si riconoscono subito: si tratta di quei codardi personaggi caduti in disgrazia che, abili col clientelismo, non avendo più interessi, né rapporti privilegiati con la nuova società, mancando loro la terra - vale a dire notizie in anteprima, biglietti, favori, potere e compagnia cantando - usano l'arma della destabilizzazione per rimanere goffamente a galla, e con loro i pochi poveri, tristi, seguaci.
Ecco, son questi che occorre combattere, però con una sola atroce, devastante ed efficace arma: quella dell'indifferenza, perchè più ne parlate, più si gonfiano e più vanno avanti. Se li ignorate si cuoceranno nella loro stessa acqua. Sentite ad un fesso quasi sessantenne come me
Massimo Longo
Tuttavia ritengo che muovere una critica, civile e costruttiva, ci stia, ci deve essere, altrimenti si corre il rischio di creare un piattismo pericoloso che non porta da nessuna parte.
Se un tifoso non è d'accordo con un acquisto a suo dire poco funzionale, se non è d'accordo con le decisioni di una campagna abbonamenti, se non è d'accordo con una decisione presa dalla società, è nel suo sacrosanto diritto di criticare. Non siamo mica nel fascismo. Il 25 aprile di qualche decennio fa ci ha regalato la facoltà di criticare abolendo quella del "signorsi" a tutti i costi, pena il carcere o la fucilazione. Ma che si debba criticare ad ogni azione che svolge, no. Questo mi sembra fuori luogo e dannosamente martellante.
Piuttosto il problema, invece, sta nei sedicenti tifosi che, con l'alibi della critica, denigrano destabilizzando l'ambiente con considerazioni denigratorie personali o con improbabili scoop, o ancora con notizie fasulle diffuse ad arte, solo per il mero gusto di mettere in cattiva luce la società.
E costoro si riconoscono subito: si tratta di quei codardi personaggi caduti in disgrazia che, abili col clientelismo, non avendo più interessi, né rapporti privilegiati con la nuova società, mancando loro la terra - vale a dire notizie in anteprima, biglietti, favori, potere e compagnia cantando - usano l'arma della destabilizzazione per rimanere goffamente a galla, e con loro i pochi poveri, tristi, seguaci.
Ecco, son questi che occorre combattere, però con una sola atroce, devastante ed efficace arma: quella dell'indifferenza, perchè più ne parlate, più si gonfiano e più vanno avanti. Se li ignorate si cuoceranno nella loro stessa acqua. Sentite ad un fesso quasi sessantenne come me
Massimo Longo