Seguire la squadra del Bari è sempre stato un'esperienza appassionante e coinvolgente per molti di noi, me incluso che da quando mi occupo di calcio – Bari nello specifico – lo faccio da un'altra prospettiva pur mantenendo i colori nel cuore. Il calcio è molto più di uno sport; è una parte importante della nostra identità e della nostra cultura. Tuttavia, con l'avvento della famiglia De Laurentiis, è diventato difficile, poco divertente persino nauseante seguire del Bari.
Si legge sempre di più livore, rabbia e rancore verso la società calcistica, quasi i De Laurentiis fossero il male assoluto impersonificato. Questo stato di cose è profondamente insopportabile. Il calcio, il Bari, dovrebbe essere un motivo di gioia, di passione condivisa, ma invece, sembra essersi trasformato in un campo di battaglia dove la critica ragionevole è stata sostituita da un odio cieco.
Invece che disquisire di calcio, di partite, ormai è diventato sport vomitare contro la società. Non accadeva nemmeno coi Matarrese, o meglio accadeva ma negli ultimi dieci anni del loro regno. Coi De Laurentiis il vomito è iniziato sin da subito, non li digeriva nessuno sin dal loro insediamento a Bari. Come se si trattattase di una questione personale.
È vero che i De Laurentiis sono proprietari del Napoli, e la multiproprietà è un tema che suscita controversie legittime a cominciare da me. Tuttavia, la critica giusta e costruttiva dovrebbe essere la nostra guida, anziché il rancore e il livore. Io ritengo che la critica giusta e sacrosanta abbia lasciato il passo al rancore e al livore perché qualcuno si è risentito da certe loro decisioni aziendalistiche, perché frustrati dal fatto che hanno vinto uno scudetto con spese sostenibili a differenza di altre squadre che lo hanno perso indebitandosi fin oltre al collo, perché privati dei soliti privilegi, ma questo non dovrebbe darvi il diritto di riversare la vostra ira funesta e la vostra frustrazione sulla società in modo distruttivo. Eppure in cinque anni hanno ottenuto due promozioni e sfiorate altre due, mica hanno ottenuto anonimi decimi posti in cinque anni, quest'anno il Bari è ancora imbattuto, c'è una squadra nuova da assemblare per la quale occorre del tempo prima che ingrani, c'è un campionato intero da giocare. Davvero è incomprensibile tanto odio, Questa gente è diventata anche ripetitiva e monotona nonché noiosa assai.
Il Bari dovrebbe essere un'occasione per divertirsi, per condividere momenti di gioia e di delusione, ma sembra che ora sia diventato un motivo di stress e di tensione. Leggere di tifosi pronti a usare la violenza verbale contro chiunque non condivida il loro punto di vista venendo addirittura additato come “filosocietario” è inaccettabile. Il Bari dovrebbe unire le persone, non dividerle.
È consequenziale, poi, che alcuni di noi si sentano esausti da questa situazione tossica e decidano di dedicarsi esclusivamente alle partite come credo farò io d'ora innanzi. Ormai non è più tollerabile, almeno da parte mia, questo modo di fare da parte dei tifosi, né mi appassiona e mi incuriosisce professionalmente occuparmene. Io non mi diverto più. E non etichettatemi come filosocietario perché non lo sono, piuttosto sono nauseato dalle invettive anche quando le cose vanno bene, segno inequivocabile della malafede.
Ieri in conferenza stampa leggevo di tifosi pronti con la pistola come in un duello contro Polito, di tifosi che pretendevano di sentire esclusivamente certe cose piuttosto che altre, volevano le dimissioni, volevano che parlasse male del suo datore di lavoro, incredibile, davvero. E, non avendole ascoltate, giù con pistole e fucili.
La questione del ricavato dalle vendite di Caprile e Cheddira sembrava, e sembra, essere una ragion di stato sulla quale vomitare. Assurdo. Quando Matarrese vendeva, anzi svendeva, Protti, Tovalieri, Cassano, Zambrotta, Amoruuso, Bigica, e dell'incasso, si e no, investiva il 10% con Aprile, Sergeant, Lugo, De Gregorio, Jadid, Di Muri, Alonso, Markic, Volpato, Lipatin, Motta, Farina, e tanti altri bidoni di prima scelta e tanta mediocrità in campionato conclusasi con anonimi dodicesimi-quattordicesimi posti se non addirittura col rischio di retrocedere, e una tantum ci scappava la promozione, tutto andava bene, vero. Col Bari che in cinque anni ha prodotto quel che ha prodotto va tutto male. Non ce la faccio più, non riesco a reggere queste pressioni. È importante che il calcio – il Bari nel nostro caso - rimanga uno sport e un passatempo che ci appassiona e ci unisce, non un campo di battaglia in cui combattere tra di noi.
È tempo, per me, di tornare a concentrarsi sulle partite, sul sostegno alla squadra e sulle emozioni positive che il calcio può offrire, a modo mio, col giornalismo che mi piace e che ha fatto scuola tra molti non lasciandomi sfuggire anche la critica come ho sempre dimostrato fino adesso.
Mi appello per l'ultima volta a lasciare da parte il rancore l'odio, la rabbia e la violenza verbale, e cercate di ricostruire un ambiente sano in cui possiamo essere, tifosi e addetti ai lavori (noi giornalisti), appassionati senza doverci schierare come un esercito alla guerra contro la società. Sappiate scindere la critica dalla guerra. Soltanto così potremo tornare a godere appieno della bellezza del calcio e del Bari e a essere una fonte di orgoglio per la nostra squadra.
Mi rivolgo a quelli con un po' di zucca in testa perché rivolgermi a quelli che mi additano come filosocietario in quanto non hanno capito questo post, ma più in geneale la mia linea di pensiero, è fiato sprecato.
Buon pomeriggio
Massimo
Si legge sempre di più livore, rabbia e rancore verso la società calcistica, quasi i De Laurentiis fossero il male assoluto impersonificato. Questo stato di cose è profondamente insopportabile. Il calcio, il Bari, dovrebbe essere un motivo di gioia, di passione condivisa, ma invece, sembra essersi trasformato in un campo di battaglia dove la critica ragionevole è stata sostituita da un odio cieco.
Invece che disquisire di calcio, di partite, ormai è diventato sport vomitare contro la società. Non accadeva nemmeno coi Matarrese, o meglio accadeva ma negli ultimi dieci anni del loro regno. Coi De Laurentiis il vomito è iniziato sin da subito, non li digeriva nessuno sin dal loro insediamento a Bari. Come se si trattattase di una questione personale.
È vero che i De Laurentiis sono proprietari del Napoli, e la multiproprietà è un tema che suscita controversie legittime a cominciare da me. Tuttavia, la critica giusta e costruttiva dovrebbe essere la nostra guida, anziché il rancore e il livore. Io ritengo che la critica giusta e sacrosanta abbia lasciato il passo al rancore e al livore perché qualcuno si è risentito da certe loro decisioni aziendalistiche, perché frustrati dal fatto che hanno vinto uno scudetto con spese sostenibili a differenza di altre squadre che lo hanno perso indebitandosi fin oltre al collo, perché privati dei soliti privilegi, ma questo non dovrebbe darvi il diritto di riversare la vostra ira funesta e la vostra frustrazione sulla società in modo distruttivo. Eppure in cinque anni hanno ottenuto due promozioni e sfiorate altre due, mica hanno ottenuto anonimi decimi posti in cinque anni, quest'anno il Bari è ancora imbattuto, c'è una squadra nuova da assemblare per la quale occorre del tempo prima che ingrani, c'è un campionato intero da giocare. Davvero è incomprensibile tanto odio, Questa gente è diventata anche ripetitiva e monotona nonché noiosa assai.
Il Bari dovrebbe essere un'occasione per divertirsi, per condividere momenti di gioia e di delusione, ma sembra che ora sia diventato un motivo di stress e di tensione. Leggere di tifosi pronti a usare la violenza verbale contro chiunque non condivida il loro punto di vista venendo addirittura additato come “filosocietario” è inaccettabile. Il Bari dovrebbe unire le persone, non dividerle.
È consequenziale, poi, che alcuni di noi si sentano esausti da questa situazione tossica e decidano di dedicarsi esclusivamente alle partite come credo farò io d'ora innanzi. Ormai non è più tollerabile, almeno da parte mia, questo modo di fare da parte dei tifosi, né mi appassiona e mi incuriosisce professionalmente occuparmene. Io non mi diverto più. E non etichettatemi come filosocietario perché non lo sono, piuttosto sono nauseato dalle invettive anche quando le cose vanno bene, segno inequivocabile della malafede.
Ieri in conferenza stampa leggevo di tifosi pronti con la pistola come in un duello contro Polito, di tifosi che pretendevano di sentire esclusivamente certe cose piuttosto che altre, volevano le dimissioni, volevano che parlasse male del suo datore di lavoro, incredibile, davvero. E, non avendole ascoltate, giù con pistole e fucili.
La questione del ricavato dalle vendite di Caprile e Cheddira sembrava, e sembra, essere una ragion di stato sulla quale vomitare. Assurdo. Quando Matarrese vendeva, anzi svendeva, Protti, Tovalieri, Cassano, Zambrotta, Amoruuso, Bigica, e dell'incasso, si e no, investiva il 10% con Aprile, Sergeant, Lugo, De Gregorio, Jadid, Di Muri, Alonso, Markic, Volpato, Lipatin, Motta, Farina, e tanti altri bidoni di prima scelta e tanta mediocrità in campionato conclusasi con anonimi dodicesimi-quattordicesimi posti se non addirittura col rischio di retrocedere, e una tantum ci scappava la promozione, tutto andava bene, vero. Col Bari che in cinque anni ha prodotto quel che ha prodotto va tutto male. Non ce la faccio più, non riesco a reggere queste pressioni. È importante che il calcio – il Bari nel nostro caso - rimanga uno sport e un passatempo che ci appassiona e ci unisce, non un campo di battaglia in cui combattere tra di noi.
È tempo, per me, di tornare a concentrarsi sulle partite, sul sostegno alla squadra e sulle emozioni positive che il calcio può offrire, a modo mio, col giornalismo che mi piace e che ha fatto scuola tra molti non lasciandomi sfuggire anche la critica come ho sempre dimostrato fino adesso.
Mi appello per l'ultima volta a lasciare da parte il rancore l'odio, la rabbia e la violenza verbale, e cercate di ricostruire un ambiente sano in cui possiamo essere, tifosi e addetti ai lavori (noi giornalisti), appassionati senza doverci schierare come un esercito alla guerra contro la società. Sappiate scindere la critica dalla guerra. Soltanto così potremo tornare a godere appieno della bellezza del calcio e del Bari e a essere una fonte di orgoglio per la nostra squadra.
Mi rivolgo a quelli con un po' di zucca in testa perché rivolgermi a quelli che mi additano come filosocietario in quanto non hanno capito questo post, ma più in geneale la mia linea di pensiero, è fiato sprecato.
Buon pomeriggio
Massimo