preso dalla pagina Facebook di PassioneBariRadioSelene
I GUARDIANI DEL BARI SI PRESENTANO. BRENNO: «AVER IMPARATO L’ITALIANO MI STA AIUTANDO A MIGLIORARE LE PRESTAZIONI»
Tempo di presentazioni per i tre portieri del Bari. Brenno, Pissardo e Farroni.
Brenno, la parata più bella e quella che vorrebbe dimenticare?
Quella più bella è l’ultima fatta sul colpo di testa di Di Tacchio, su calcio d’angolo durante Bari-Ascoli. Quella che voglio dimenticare è la palla persa nella partita con il Palermo, in avvio di gara.
La miglior prestazione in campionato?
La gara con la Cremonese. Mentre contro il Pisa non ho fatto bene.
Che problemi ha avuto al Gremio, come mai non ha più giocato?
È stata una scelta dell’allenatore.
La scelta di Bari: come è nata?
È sempre stato un sogno giocare in Europa, quando è nata la possibilità di venire a Bari sono stato felice, perché si tratta di una piazza importante in Italia. Per me è importante giocare qui, conoscere un’altra cultura, un altro Paese. Anche la mia famiglia è felice di trovarsi qui.
La trattativa fiume con il Gremio.
Non so perché sia durata così tanto. Da quando sapevo dell’interesse del Bari ho sempre detto che volevo il Bari, il mio procuratore stava conducendo il dialogo. Ora mi sento meglio, sono più inserito in Italia, con i compagni e parlo meglio nella lingua. All’inizio non è stato facile per le difficoltà con la lingua diversa. Ho parlato con Henrique del Sassuolo, che mi ha consigliato di ascoltare la radio in macchina, per apprendere più velocemente l’italiano. Faccio così ogni giorno quando vado al campo di allenamento.
Obiettivo personale, un futuro in Europa?
Voglio migliorare ogni giorno. Fare sempre meglio nelle difficoltà e aiutare la mia squadra in tutte le partite. Quello che posso dire è che sono felice qui, vedremo cosa succederà in futuro, per ora continuo a lavorare. Voglio avere una carriera europea.
Dopo un avvio complicato ora si sente più sicuro tra i pali?
È certo che parlare italiano sia troppo importante per sentirmi anche più sicuro. All’inizio volevo dire qualcosa e dovevo parlare in portoghese. Ora va molto meglio, perché riesco a farmi capire dai miei compagni.
Le origini italiane.
Mio nonno paterno era italiano, di Cadeldbosco di Sopra.
Avverte la responsabilità del post Caprile?
Avverto la responsabilità di fare il portiere a Bari. Per questo volevo imparare il più veloce possibile la lingua, perché questa è la cosa più importante per un portiere.
Puglia e Brasile, due terre con tanti aspetti in comune.
La Puglia è una regione che è simile al mio Paese, questo mi sta aiutando ad ambientarmi meglio. Per esempio siamo a novembre e non ho bisogno di felpa (ride, ndr).
Il rigore sfuggito a Brescia sul tiro di Moncini.
È stata sfortuna. Noi studiamo sempre i rigoristi. Sapevo che avrebbe calciato a sinistra, ma ero troppo alto in tuffo.
Ritiene che le uscite siano un punto su cui migliorare?
Penso di sì, ma devo credere con la fiducia e l’aiuto dei compagni di poter fare meglio. È un aspetto su cui migliorare.
Farroni, come vive gli effetti delle gerarchie?
È un ruolo delicato il mio e quello di Marco. È impossibile sperare che Brenno si faccia male. Dobbiamo essere bravi ad allenarci bene e a farci trovare pronti. Dopo il percorso che ho fatto, avere l’opportunità di potermi cimentare in Serie B, e con questi compagni, sarà molto importante dal punto di vista del bagaglio.
Pissardo, la chiamata del Bari.
Quando sono venuto qui sapevo quale sarebbe stato il mio ruolo. Quando e se ci sarà l’opportunità la coglierò, allenandomi al meglio. Le mie espulsioni in carriera? Peccati di gioventù, che non si possono giustificare, ma negli ultimi anni mi sono calmato moltissimo. Bari è un’esperienza nuova, ho fatto sempre la Lega Pro. Non potevo lasciarmi scappare questa occasione e la Serie B. É una sfida che ho rincorso, a prescindere dal ruolo che avrei ricoperto in rosa. La trattativa? Ho detto subito sì, ero fuori dal progetto tecnico del Novara. Le giovanili nell’Inter? Aiutano, ma per esplodere devi essere un top player, da Inter. A volte però giocare in squadre meno blasonate aiuta ad emergere. Rimpianti? No. Ho sempre cercato di dare il massimo, sicuramente qualcosa ho sbagliato nelle decisioni.
Il legame fuori dal campo
Farroni: in campo siamo molto legati. Fuori è più complicato perché abbiamo la vita in famiglia.
I GUARDIANI DEL BARI SI PRESENTANO. BRENNO: «AVER IMPARATO L’ITALIANO MI STA AIUTANDO A MIGLIORARE LE PRESTAZIONI»
Tempo di presentazioni per i tre portieri del Bari. Brenno, Pissardo e Farroni.
Brenno, la parata più bella e quella che vorrebbe dimenticare?
Quella più bella è l’ultima fatta sul colpo di testa di Di Tacchio, su calcio d’angolo durante Bari-Ascoli. Quella che voglio dimenticare è la palla persa nella partita con il Palermo, in avvio di gara.
La miglior prestazione in campionato?
La gara con la Cremonese. Mentre contro il Pisa non ho fatto bene.
Che problemi ha avuto al Gremio, come mai non ha più giocato?
È stata una scelta dell’allenatore.
La scelta di Bari: come è nata?
È sempre stato un sogno giocare in Europa, quando è nata la possibilità di venire a Bari sono stato felice, perché si tratta di una piazza importante in Italia. Per me è importante giocare qui, conoscere un’altra cultura, un altro Paese. Anche la mia famiglia è felice di trovarsi qui.
La trattativa fiume con il Gremio.
Non so perché sia durata così tanto. Da quando sapevo dell’interesse del Bari ho sempre detto che volevo il Bari, il mio procuratore stava conducendo il dialogo. Ora mi sento meglio, sono più inserito in Italia, con i compagni e parlo meglio nella lingua. All’inizio non è stato facile per le difficoltà con la lingua diversa. Ho parlato con Henrique del Sassuolo, che mi ha consigliato di ascoltare la radio in macchina, per apprendere più velocemente l’italiano. Faccio così ogni giorno quando vado al campo di allenamento.
Obiettivo personale, un futuro in Europa?
Voglio migliorare ogni giorno. Fare sempre meglio nelle difficoltà e aiutare la mia squadra in tutte le partite. Quello che posso dire è che sono felice qui, vedremo cosa succederà in futuro, per ora continuo a lavorare. Voglio avere una carriera europea.
Dopo un avvio complicato ora si sente più sicuro tra i pali?
È certo che parlare italiano sia troppo importante per sentirmi anche più sicuro. All’inizio volevo dire qualcosa e dovevo parlare in portoghese. Ora va molto meglio, perché riesco a farmi capire dai miei compagni.
Le origini italiane.
Mio nonno paterno era italiano, di Cadeldbosco di Sopra.
Avverte la responsabilità del post Caprile?
Avverto la responsabilità di fare il portiere a Bari. Per questo volevo imparare il più veloce possibile la lingua, perché questa è la cosa più importante per un portiere.
Puglia e Brasile, due terre con tanti aspetti in comune.
La Puglia è una regione che è simile al mio Paese, questo mi sta aiutando ad ambientarmi meglio. Per esempio siamo a novembre e non ho bisogno di felpa (ride, ndr).
Il rigore sfuggito a Brescia sul tiro di Moncini.
È stata sfortuna. Noi studiamo sempre i rigoristi. Sapevo che avrebbe calciato a sinistra, ma ero troppo alto in tuffo.
Ritiene che le uscite siano un punto su cui migliorare?
Penso di sì, ma devo credere con la fiducia e l’aiuto dei compagni di poter fare meglio. È un aspetto su cui migliorare.
Farroni, come vive gli effetti delle gerarchie?
È un ruolo delicato il mio e quello di Marco. È impossibile sperare che Brenno si faccia male. Dobbiamo essere bravi ad allenarci bene e a farci trovare pronti. Dopo il percorso che ho fatto, avere l’opportunità di potermi cimentare in Serie B, e con questi compagni, sarà molto importante dal punto di vista del bagaglio.
Pissardo, la chiamata del Bari.
Quando sono venuto qui sapevo quale sarebbe stato il mio ruolo. Quando e se ci sarà l’opportunità la coglierò, allenandomi al meglio. Le mie espulsioni in carriera? Peccati di gioventù, che non si possono giustificare, ma negli ultimi anni mi sono calmato moltissimo. Bari è un’esperienza nuova, ho fatto sempre la Lega Pro. Non potevo lasciarmi scappare questa occasione e la Serie B. É una sfida che ho rincorso, a prescindere dal ruolo che avrei ricoperto in rosa. La trattativa? Ho detto subito sì, ero fuori dal progetto tecnico del Novara. Le giovanili nell’Inter? Aiutano, ma per esplodere devi essere un top player, da Inter. A volte però giocare in squadre meno blasonate aiuta ad emergere. Rimpianti? No. Ho sempre cercato di dare il massimo, sicuramente qualcosa ho sbagliato nelle decisioni.
Il legame fuori dal campo
Farroni: in campo siamo molto legati. Fuori è più complicato perché abbiamo la vita in famiglia.