Il calcio è spesso una danza imprevedibile, un valzer di decisioni, speranze e, talvolta, rimpianti. Questa realtà non è stata estranea al Bari, squadra che in questa stagione ha vissuto un turbinio di emozioni in negativo, strategie e scelte tecniche discutibili. La storia inizia con la conferma di Mignani alla guida tecnica, decisione che sembrava portare una ventata di continuità ma privato del materiale necessario che lo aveva portato a 100 secondi dalla A. Tuttavia, dopo appena 9 giornate, con una sconfitta sola capita, per giunta, in casa della prima della classe, ovvero a Parma dove perdere è da mettere in preventivo da tutti, che pesava più per il contesto che per il punteggio, la dirigenza ha deciso per un cambio di rotta.
Pasquale Marino è stato presentato come un “maestro di calcio” dal DS Polito, che ha giocato il tutto per tutto su questa carta. Le attese erano alte, ma il rendimento sotto la guida di Marino non ha incontrato le ambizioni del club, anzi ha visto la squadra scivolare verso la parte meno nobiliare della classifica. Ieri, con l’esonero ufficiale di Marino, si è chiuso un capitolo che ha lasciato più ombre che luci.
Il toto-nomi ha subito preso quota, con nomi prestigiosi come quello di Fabio Cannavaro, campione del mondo e “Pallone d’oro”, che però ha sollevato dubbi e perplessità tra i sostenitori biancorossi, tra l’altro, almeno a Bari, tutti i campioni del mondo hanno fallito senza appelli, da Tardelli a Grosso ed il rischio di un flop “ter” era nell’aria. La sua esperienza non del tutto convincente alla guida del Benevento ha fatto sì che la sua candidatura fosse accolta con una sommossa virtuale di disapprovazione. La società, evidentemente attenta nel sentire i mal di pancia della tifoseria, ha virato verso altre opzioni.
Moreno Longo era sulla lista, ma le sue richieste sono parse subito troppo onerose. Si è parlato di Bisoli e di Javorcic e Iachini ma per tutti le richieste economiche erano fuori dei parametri societari, ma alla fine la scelta è caduta su Beppe Iachini con cui le distanze economiche hanno subito un salvifico ravvicinamento, uno zingaro felice del calcio italiano, una figura di grande esperienza, un “sergente di ferro” che rappresenterà la soluzione ideale nel momento di bisogno. Iachini porta con sé un bagaglio di quattro promozioni in Serie A, su tutti quella clamorosa con la Sampdoria del 2012, e una reputazione di solidità, anche se il suo percorso non è stato esente da critiche e da ombre come un po’ tutti gli allenatori subentrandi.
La nomina di Iachini sembra aver portato una ventata di calma tra i tifosi, rassicurati dalla sua esperienza e dalla sua capacità di gestire situazioni complesse. Ma il calcio è imprevedibile e solo il campo darà le risposte che tutti attendono. IN mattinata è previsto il suo arrivo in compagnia del suo vice Simone Pavan. Un anno e mezzo la tipologia contrattuale, un segnale forte alla piazza dal momento che è stata superata l’asticella parametrale e considerato che l’accordo con Cannavaro, cone le sue più miti pretese, era già stato quasi sottscritto.
In questa tumultuosa narrazione, non si può non menzionare la figura di Polito, un tempo idolo, ora bersaglio di critiche per le scelte di mercato discutibili. Investimenti non fruttiferi come quello su Schiedler, ceduto nientedimeno ad Andorra (e il che è tutto dire), e l’acquisto di giocatori che non hanno lasciato il segno, sollevano interrogativi sulla strategia adottata. Anche le condizioni fisiche di alcuni elementi, come Diaw, hanno sollevato dubbi sulla preparazione e sulla gestione dell’organico.
La tifoseria, parte vibrante e passionale di questo racconto, chiede a gran voce un cambio di rotta, una presa di responsabilità che vada oltre la semplice sostituzione dell’allenatore. Si invoca una rivoluzione che possa portare il Bari fuori dalle sabbie mobili in cui sembra essere sprofondato.
Il calcio, però, è anche speranza e resilienza. Le prossime due partite rappresentano un’opportunità per il Bari di riscattarsi, di dimostrare che oltre la nebbia delle incertezze c’è la solidità di una squadra che vuole e può lottare. La palla ora passa a Iachini e agli uomini in campo, chiamati a trasformare la tensione in energia e la pressione in determinazione. Ma soprattutto ai tifosi che da ora in poi, almeno fino a fine stagiome, nojn hanno più alibi: che stiano vicno alal squdra mettendo da parte le asce da guerra perchè mantenere la categoria è la priorità assoluta, l’idea e i fantasmi dei campi provinciali campani, siciliani, pugliesi e lucani è troppo brutta per non pensarci.
Si chiude, almeno per ora, una soap-opera biancorossa che ha saputo tenere con il fiato sospeso i suoi tifosi. Resta da vedere se il nuovo capitolo scritto da Iachini sarà quello della rinascita o un altro passo nel complesso mosaico di una salvezza della stagione. Ci si aspetta sicuramente grinta in più.
Massimo LongoPasquale Marino è stato presentato come un “maestro di calcio” dal DS Polito, che ha giocato il tutto per tutto su questa carta. Le attese erano alte, ma il rendimento sotto la guida di Marino non ha incontrato le ambizioni del club, anzi ha visto la squadra scivolare verso la parte meno nobiliare della classifica. Ieri, con l’esonero ufficiale di Marino, si è chiuso un capitolo che ha lasciato più ombre che luci.
Il toto-nomi ha subito preso quota, con nomi prestigiosi come quello di Fabio Cannavaro, campione del mondo e “Pallone d’oro”, che però ha sollevato dubbi e perplessità tra i sostenitori biancorossi, tra l’altro, almeno a Bari, tutti i campioni del mondo hanno fallito senza appelli, da Tardelli a Grosso ed il rischio di un flop “ter” era nell’aria. La sua esperienza non del tutto convincente alla guida del Benevento ha fatto sì che la sua candidatura fosse accolta con una sommossa virtuale di disapprovazione. La società, evidentemente attenta nel sentire i mal di pancia della tifoseria, ha virato verso altre opzioni.
Moreno Longo era sulla lista, ma le sue richieste sono parse subito troppo onerose. Si è parlato di Bisoli e di Javorcic e Iachini ma per tutti le richieste economiche erano fuori dei parametri societari, ma alla fine la scelta è caduta su Beppe Iachini con cui le distanze economiche hanno subito un salvifico ravvicinamento, uno zingaro felice del calcio italiano, una figura di grande esperienza, un “sergente di ferro” che rappresenterà la soluzione ideale nel momento di bisogno. Iachini porta con sé un bagaglio di quattro promozioni in Serie A, su tutti quella clamorosa con la Sampdoria del 2012, e una reputazione di solidità, anche se il suo percorso non è stato esente da critiche e da ombre come un po’ tutti gli allenatori subentrandi.
La nomina di Iachini sembra aver portato una ventata di calma tra i tifosi, rassicurati dalla sua esperienza e dalla sua capacità di gestire situazioni complesse. Ma il calcio è imprevedibile e solo il campo darà le risposte che tutti attendono. IN mattinata è previsto il suo arrivo in compagnia del suo vice Simone Pavan. Un anno e mezzo la tipologia contrattuale, un segnale forte alla piazza dal momento che è stata superata l’asticella parametrale e considerato che l’accordo con Cannavaro, cone le sue più miti pretese, era già stato quasi sottscritto.
In questa tumultuosa narrazione, non si può non menzionare la figura di Polito, un tempo idolo, ora bersaglio di critiche per le scelte di mercato discutibili. Investimenti non fruttiferi come quello su Schiedler, ceduto nientedimeno ad Andorra (e il che è tutto dire), e l’acquisto di giocatori che non hanno lasciato il segno, sollevano interrogativi sulla strategia adottata. Anche le condizioni fisiche di alcuni elementi, come Diaw, hanno sollevato dubbi sulla preparazione e sulla gestione dell’organico.
La tifoseria, parte vibrante e passionale di questo racconto, chiede a gran voce un cambio di rotta, una presa di responsabilità che vada oltre la semplice sostituzione dell’allenatore. Si invoca una rivoluzione che possa portare il Bari fuori dalle sabbie mobili in cui sembra essere sprofondato.
Il calcio, però, è anche speranza e resilienza. Le prossime due partite rappresentano un’opportunità per il Bari di riscattarsi, di dimostrare che oltre la nebbia delle incertezze c’è la solidità di una squadra che vuole e può lottare. La palla ora passa a Iachini e agli uomini in campo, chiamati a trasformare la tensione in energia e la pressione in determinazione. Ma soprattutto ai tifosi che da ora in poi, almeno fino a fine stagiome, nojn hanno più alibi: che stiano vicno alal squdra mettendo da parte le asce da guerra perchè mantenere la categoria è la priorità assoluta, l’idea e i fantasmi dei campi provinciali campani, siciliani, pugliesi e lucani è troppo brutta per non pensarci.
Si chiude, almeno per ora, una soap-opera biancorossa che ha saputo tenere con il fiato sospeso i suoi tifosi. Resta da vedere se il nuovo capitolo scritto da Iachini sarà quello della rinascita o un altro passo nel complesso mosaico di una salvezza della stagione. Ci si aspetta sicuramente grinta in più.