L'intervista di Maita e il mio commento sulla Gazzetta del Mezzogiorno
P.s. reputo Maita un buon calciatore, un ottimo professionista e un bravissimo ragazzo. A scanso di equivoci....
"Certo che è abbastanza curiosa la sovrapponibilità tra le parole pronunciate da Maita nel dopo partita e quelle di Polito, sia nella conferenza stampa post mercato di gennaio che nelle valutazioni attuali. Una cosa è certa. Il direttore sportivo ha pienissimo controllo dello spogliatoio. E a testimoniarlo non c’è solo quel famoso summit in cui si è deciso il «taglio» di Iachini. Maita c’era quella sera e, non a caso, davanti alle telecamere è stato facile scorgere «spirito» nei suoi occhi, anche veleno. Facile immaginarlo in prima linea nel pretendere la svolta tecnica.
Iachini «ci ha tolto tutto, anche sul piano morale». E poi, «non siamo scappati di casa, abbiamo solo bisogno di chi valorizzi il nostro potenziale». Bum, bum. Affondato, Beppe. Ma fin qui, nulla quaestio. Capita spesso che, dopo un esonero, spunti il «coraggioso» di turno a sputare veleno. Questione di stile, evidentemente. E di ragioni di opportunità. Ma fin qui, diciamo, che siamo nell’ordine della normalità, pur se fastidiosa. Ciò che lascia basiti è la sfrontatezza con cui Maita ha urlato alla città che il Bari è «una squadra forte». Infischiandosene di una classifica che racconta altro. E cancellando, con superficialità, mesi di spettacoli indecenti. Con tre allenatori diversi, svariati sistemi di gioco e tanti cambi nella scelta dei singoli. Per Maita il Bari è forte, i problemi nascono con Iachini, capace di ridurre ai minimi termini una rosa di qualità. Bene, in democrazia giusto che ognuno esprima pareri. Ma prima? Vogliamo dire che la classifica mente? Che i numeri sono frutto di fantasie di massa? Ma davvero si vuol continuare a credere che i guai biancorossi nascano solo in panchina? E per giunta dopo trentaquattro (!!!) partite?
In momenti così «drammatici», con una città in ginocchio, sarebbe auspicabile un pizzico di sobrietà in più. In campo e fuori. Ai baresi sta accadendo di tutto, quest’anno. E hanno già dovuto ingoiare acrobazie dialettiche destinate a restare nella storia («La serie B è un vanto», cit. Luigi De Laurentiis, l’ultima in ordine di tempo ma la prima per gravità e sostanza... l’apoteosi del grottesco). Maita è sicuramente in buona fede. E con quelle parole avrà voluto certamente proteggere il gruppo. Però si fa davvero fatica ad accettare toni e parole del genere da un calciatore che finora ha reso pochissimo e che fa parte di un Bari in caduta libera. Tu sei il calciatore di una squadra che, classifica alla mano, dovrebbe chiedere scusa ai tifosi del Bari. Senza se e senza ma. E soprattutto senza avventurarsi in argomentazioni fantasiose.
Maita, già. Ha trovato il modo anche di sforare in valutazioni tattiche spiegando che «il Bari nasce per giocare 4-3-3» (merce rarissima, non capita tutti i giorni che un tesserato si avventuri in opinioni nel merito). Già. Tant’è che Polito scelse Marino proprio per quello. Doveva essere il «maestro». E poi cosa è successo, Mattia? Forse ha trovato allievi somari? Oppure è stato «trombato» anche lui dallo spogliatoio? Lo stesso direttore sportivo, presentando Iachini, si lasciò sfuggire di aver visto «allenamenti poco intensi»? Il sospetto diventa lecito, alla luce degli ultimi accadimenti. Maita e Polito sono praticamente la stessa cosa, a dirlo è soprattutto il comune vocabolario adottato. Non una coincidenza, suvvia. Questa si chiama strategia. Stessi pensieri, stesse parole. E allora perché non fanno uno sforzo di memoria guardandosi indietro? Davvero pensano che col 4-3-3 oggi il Bari sarebbe fuori dai guai? E nelle volte in cui ha utilizzato questo sistema di gioco quali sono stati i risultati? Forse la memoria ci tradisce. Cancellando prestazioni da mille e una notte. Con due ali in grado di accendere la manovra e entusiasmare le folle. Caro Maita, confondere fatti e opinioni è un errore imperdonabile. Ma ora conta solo salvarsi. Anche dopo aver «trombato» tre allenatori e aver fatto penare una tifoseria fantastica e mai doma. I fatti, prego. Che poi si chiamano numeri. Guai a scordarlo".
P.s. reputo Maita un buon calciatore, un ottimo professionista e un bravissimo ragazzo. A scanso di equivoci....
"Certo che è abbastanza curiosa la sovrapponibilità tra le parole pronunciate da Maita nel dopo partita e quelle di Polito, sia nella conferenza stampa post mercato di gennaio che nelle valutazioni attuali. Una cosa è certa. Il direttore sportivo ha pienissimo controllo dello spogliatoio. E a testimoniarlo non c’è solo quel famoso summit in cui si è deciso il «taglio» di Iachini. Maita c’era quella sera e, non a caso, davanti alle telecamere è stato facile scorgere «spirito» nei suoi occhi, anche veleno. Facile immaginarlo in prima linea nel pretendere la svolta tecnica.
Iachini «ci ha tolto tutto, anche sul piano morale». E poi, «non siamo scappati di casa, abbiamo solo bisogno di chi valorizzi il nostro potenziale». Bum, bum. Affondato, Beppe. Ma fin qui, nulla quaestio. Capita spesso che, dopo un esonero, spunti il «coraggioso» di turno a sputare veleno. Questione di stile, evidentemente. E di ragioni di opportunità. Ma fin qui, diciamo, che siamo nell’ordine della normalità, pur se fastidiosa. Ciò che lascia basiti è la sfrontatezza con cui Maita ha urlato alla città che il Bari è «una squadra forte». Infischiandosene di una classifica che racconta altro. E cancellando, con superficialità, mesi di spettacoli indecenti. Con tre allenatori diversi, svariati sistemi di gioco e tanti cambi nella scelta dei singoli. Per Maita il Bari è forte, i problemi nascono con Iachini, capace di ridurre ai minimi termini una rosa di qualità. Bene, in democrazia giusto che ognuno esprima pareri. Ma prima? Vogliamo dire che la classifica mente? Che i numeri sono frutto di fantasie di massa? Ma davvero si vuol continuare a credere che i guai biancorossi nascano solo in panchina? E per giunta dopo trentaquattro (!!!) partite?
In momenti così «drammatici», con una città in ginocchio, sarebbe auspicabile un pizzico di sobrietà in più. In campo e fuori. Ai baresi sta accadendo di tutto, quest’anno. E hanno già dovuto ingoiare acrobazie dialettiche destinate a restare nella storia («La serie B è un vanto», cit. Luigi De Laurentiis, l’ultima in ordine di tempo ma la prima per gravità e sostanza... l’apoteosi del grottesco). Maita è sicuramente in buona fede. E con quelle parole avrà voluto certamente proteggere il gruppo. Però si fa davvero fatica ad accettare toni e parole del genere da un calciatore che finora ha reso pochissimo e che fa parte di un Bari in caduta libera. Tu sei il calciatore di una squadra che, classifica alla mano, dovrebbe chiedere scusa ai tifosi del Bari. Senza se e senza ma. E soprattutto senza avventurarsi in argomentazioni fantasiose.
Maita, già. Ha trovato il modo anche di sforare in valutazioni tattiche spiegando che «il Bari nasce per giocare 4-3-3» (merce rarissima, non capita tutti i giorni che un tesserato si avventuri in opinioni nel merito). Già. Tant’è che Polito scelse Marino proprio per quello. Doveva essere il «maestro». E poi cosa è successo, Mattia? Forse ha trovato allievi somari? Oppure è stato «trombato» anche lui dallo spogliatoio? Lo stesso direttore sportivo, presentando Iachini, si lasciò sfuggire di aver visto «allenamenti poco intensi»? Il sospetto diventa lecito, alla luce degli ultimi accadimenti. Maita e Polito sono praticamente la stessa cosa, a dirlo è soprattutto il comune vocabolario adottato. Non una coincidenza, suvvia. Questa si chiama strategia. Stessi pensieri, stesse parole. E allora perché non fanno uno sforzo di memoria guardandosi indietro? Davvero pensano che col 4-3-3 oggi il Bari sarebbe fuori dai guai? E nelle volte in cui ha utilizzato questo sistema di gioco quali sono stati i risultati? Forse la memoria ci tradisce. Cancellando prestazioni da mille e una notte. Con due ali in grado di accendere la manovra e entusiasmare le folle. Caro Maita, confondere fatti e opinioni è un errore imperdonabile. Ma ora conta solo salvarsi. Anche dopo aver «trombato» tre allenatori e aver fatto penare una tifoseria fantastica e mai doma. I fatti, prego. Che poi si chiamano numeri. Guai a scordarlo".