1) Marino ha capito subito che la squadra andava liberata da un doppio macigno psicologico : quello dell'11 giugno e quello della pareggite. Bravo a saper dare un colpo di frusta e a farli reagire con volani diversi, retaggio della sua lunga carriera. Ha potuto contare anche sul fatto che dovunque all'arrivo di un nuovo allenatore si riparte da zero e che i giocatori si devono dare una mossa in vista delle eventuali nuove opportunità.
2) Tenuto conto che Marino ha avuto pochissimo tempo per mettere a punto le sue idee, ha cercato di togliere alcune non buone abitudini del vecchio corso : il ritmo compassato, quei lunghi, moiosi giropalla a volte inutili nella nostra metà campo, gli attacchi privilegianti le vie centrali.
3) Sta cercando d'inculcare alla squadra un'attitudine coraggiosa, arrembante, sbarazzina. Ovviamente questo non riesce in poche partite ma si è visto qualche piccolo progresso come ad esempio un certo furore agonistico nel 1° 1/4 d'ora contro l'Ascoli e l'assalto in 2-3 al portatore di pallla avversario quando la perdiamo.
4) Sta cercando di sradicare nella squadra quell'assetto ricorrente del quale Mignani era fedelissimo prigioniero. Insomma vorrebbe che la squadra non sia schiava di un solo assetto ma che cambi nei movimenti a seconda delle dinamiche della partita. Difatti si è visto un 4312 che passa a 442, a 4321. 343 che passa a 352 e persino a 325.
5) Cio' gli consente di attaccare con piu' uomini, solo che al momento non riusciamo a concludere positivamente, sbagliamo l'ultimo passaggio, non tiriamo abbastanza in porta. Si spera che strada facendo i nostri riusciranno a migliorare nelle conclusioni.
6) La ricerca delle verticalizzazioni. Purtroppo cio' richiede movimenti davanti tra le linee, intuito di chi lancia ma soprattutto piedi buoni da parte di chi verticalizza. Solo Maiello e Bellomo hanno quell'attitudine. Domenica la maggior parte delle verticalizzazioni erano regali all'avversario o troppo forti, troppo lunghe. Si è visto Dorval dannarsi l'anima per rincorrere pallle velocissime e lunghissime sull'angolino del corner, 3-4 volte erano impossibili e stancavano Dorval per niente.
DIFETTI:
1) La squadra è ancora lontana da un'idea precisa di gioco, di movimenti sincronizzati, di manovre armoniose e spiazzanti. Al momento abbiamo segnato su 2 contropiedi con 2 exploits individuali, su un corner (finalmente). Non so se Marino riuscirà a sviluppare completamente le sue idee di gioco coi giocatori di cui dispone, sono speranzoso ma non troppo convinto. Ho un bel ricordo degli anni in cui Marino allenava in serie A ma aveva i giocatori adatti.
2) Gli assetti e le nuove indicazioni di Marino obbligano i giocatori a piu' iniziativa ma cio' comporta dei rischi, giocando con piu' velocità le giocate sono piu' difficili, si sbagliano tanti passaggi. Ci cuole tempo e molto lavoro.
3) I centrocampisti sono quelli che si fanno un mazzo piu' degli altri, non sempre riescono a fare i movimenti o gli inserimenti giusti e sono costretti a lunghissime e faticose corse nei capovolgimenti di fronte. Anche il palleggio diventa piu' difficile. Al ritmo piu' sostenuto i giocatori si stancano dippiu', il percorso di corsa che hanno fatto domenica è superiore al percorso che facevano con Mignani. Bisogna vedere come la squadra resisterà a lungo andare a questi ritmi.
Concludo ricordando che Marino ha potuto contare su un fattore importantissimo ereditato dal Bari di Mignani, la combattività, marchio di fabbrica di Mignani. La squadra ha conservato il piglio che le aveva dato Mignani. Il Bari era e resta una squadra ostica, difficile da affrontare, anche per questo abbiamo potuto fare 7 punti in 3 partite.